Martedì 23 Aprile 2024 - Anno XXII

Yemen, il Paese più bello del Mondo

Yemen

Un inno all’Arabia Felix. Beatrice De Filippis, astigiana che lavora a Sana’a, la capitale dello Yemen, descrive il suo nuovo Paese, con profondo realismo e occhi innamorati

Sana'a Yemen

Beatrice De Filippis è nata ad Asti nel 1966. Ha studiato, lavorato e vissuto in Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Kuwait e Yemen. Ha sempre viaggiato per lavoro e lavorato per viaggiare, antica passione di famiglia. Attualmente vive a Sana’a dove è Direttore Esecutivo della Al-Mamoon-International-Tours e Marketing Manager per la Al-Mamoon-Group of Companies, dopo aver lavorato per anni per il Governo di Dubai, Dipartimento del Turismo e Commercio e per vari tour operator italiani e stranieri. Collabora con il Ministero del Turismo yemenita, scrive discorsi per personaggi locali e segue l’ufficio stampa di diverse società. Un giorno spera di poter regalare ai bambini di Sana’a un laboratorio di disegno e una biblioteca.

Un popolo gentile e pieno di dignità, Salamaleykum

Yemen La vista che si gode dall'alto di Socotra, la più grande delle isole yemenite
La vista che si gode dall’alto di Socotra, la più grande delle isole yemenite

Esiste ancora un paese tracciato dalle rotte delle antiche carovane dei mercanti di pepe, caffè e incenso; un paese uguale a sé stesso, un gioiello che splende di luce propria da secoli e secoli. Un paese rimasto isolato a lungo perché all’estremità della penisola Arabica, preservandosi così dalla cupidigia dei trafficanti mondiali e dalle infinite stolterie del mondo moderno. Un paese che ha dato i natali all’algebra e profumato i palati del mondo con i migliori caffè e i mieli più dolci; un paese dove le notizie arrivano ancora per radio o in occasione dei mercati settimanali, mentre la corrente stenta ad arrivare dappertutto. Un paese dove la gente si veste seguendo una moda vecchia di secoli e le finestre a mosaico prendono il nome dalla luna: khamarya.
Un paese nato come Arabia Felix, perché fertile e baciato dai monsoni e da cui partivano carovane cariche di incenso e mirra per profumare i templi della Roma imperiale. Un paese famoso sin dall’antichità, quando era la sede del regno della Regina di Saba, fiorito mille anni prima di Cristo. Un paese che, nemmeno negli anni d’oro del turismo, si è fatto trasformare dalle mode straniere. Un paese che festeggia i matrimoni in strada, per la gioia di tutti. Un paese dalle famiglie numerosissime, nelle quali viene ancora insegnato il rispetto per i più anziani. Un paese eclettico, che ha costruito i primi grattacieli di argilla e sabbia e dighe che sono passate alla storia. Per Pier Paolo Pasolini era “Il paese più bello del mondo”. È lo Yemen. Sì, il Paese più bello del mondo.

India e Yemen da sempre nel cuore

Un caratteristico palazzo di Sana'a, la capitale del Paese, che appartiene al Patrimonio mondiale tutelato dall'Unesco
Un caratteristico palazzo di Sana’a, la capitale del Paese, che appartiene al Patrimonio mondiale tutelato dall’Unesco

Sono arrivata a Sana’a nel 2006. Non era la mia prima volta qui. Ma la prima volta in pianta stabile, per lavoro. Un lavoro accettato, quasi senza pensarci, dicendomi: “perché no?”. La vita mi aveva portato a destra e sinistra per il mondo, ma lo Yemen era uno dei miei ricordi più dolci; India e Yemen erano da sempre nel mio cuore.Estate 1990. In un cineforum di provincia, bollente, mi trovai per caso a veddere i “Fiori delle Mille e Una Notte” di Pasolini. Ai tempi pensai: “che favola…”. Del film mi rimasero impressi gli interni, la magia di certi ambienti, le atmosfere. E in quegli ambienti ora, non mi pare nemmeno vero, vivo, mi muovo, condivido attimi e cerco di costruire qualcosa. Da turista lo Yemen, chiedetelo a chiunque, è semplicemente indimenticabile;indiscutibilmente bello. Da europea che vive e lavora, per altri versi, posso usare lo stesso termine. Vivo nella Città Vecchia, protetta dall’Unesco, tra palazzi tutti storti costruiti centinaia di anni fa, decine di piccole moschee, centinaia di artigiani con le loro micro botteghe e persone dal cuore immenso che, ad ogni Ramadan – e non solo – bussano alla porta di casa per condividere il cibo. A Sana’a non si è mai soli. Dicono che per ogni abitante, vi siano sette persone che vegliano su questo singolo individuo: uomo o donna che sia. Abituata agli standard europei, molto riservati, questa condivisione di vita all’inizio mi è sembrata eccessiva, non me ne capacitavo. Queste famiglie di dieci, quindici, venti persone, mi sembravano quasi ingombranti. Ora non riesco a fare a meno di salutare per prima le persone che incontro, con il saluto che è una benedizione: Salamaleykum, la pace sia con te. E quando ci si incontra, nel mondo arabo, non basta un saluto veloce. Ci si bacia, si chiede della mamma, del papà, del nonno, dello zio, dei fratelli, e poi daccapo, un’altra volta: mamma, papà, nonno, zio, eccetera. E qua e là, comunque, si ringrazia Dio per tutto. Nel bene o nel male, Ilhamdulillah. Come stai? Ilhamdulillah, grazie a Dio.

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Un viaggio nel tempo

Una bimba incuriosita alla finestra
Una bimba incuriosita alla finestra

Girando per la Città Vecchia o nelle campagne, montagne, nei villaggi di pescatori sul Mar Rosso o sull’Oceano Indiano, pare che il tempo si sia fermato, se va bene, al Medio Evo. Un viaggio nello Yemen è, a tutti gli effetti, un viaggio a ritroso nel tempo. E la stessa metamorfosi l’ho vissuta io: sono dovuta, per certi versi, tornare indietro nel tempo. In Europa davo tutto per scontato. Ho dovuto imparare a fare i conti con quello che è a tutti gli effetti il Paese più povero del Medio Oriente. Non c’è abbastanza acqua per tutti e la corrente elettrica arriva a singhiozzo nell’arco delle ventiquattro ore. Eppure si impara a vivere benissimo; solo, prestando maggiore attenzione ai piccoli dettagli della vita: non sprecare, riciclare, gioire della luce della luna nell’aprire l’uscio di casa quando è buio pesto. Con un cinquanta per cento della popolazione al di sotto della soglia di povertà – i dati in realtà oscillano tra un quarantacinque per cento e un cinquantotto – a seconda della fonte di riferimento, ciò che stupisce è la generosità del popolo yemenita.

Coltivazioni di qat-foto-Antti-Salonen
Coltivazioni di qat-foto-Antti-Salonen

Generosità di cuore, di idee, di discorsi, di tempo. Dello Yemen si potrebbe parlare per ore: i panorami incantevoli, i cieli lindi (Sana’a, ad esempio, è situata a duemila e trecento metri sopra il livello del mare) i tesori archeologici, le architetture che sfidano la forza di gravità, gli scenari lunari, e ancora: mercati variopinti e rioni di arti e mestieri. Rimane il fatto che ciò che mi ha sconvolto dall’inizio, lo ripeto, è stata la gente. Più dei panorami da cartolina e dei villaggi incastonati nella roccia. Più delle piantagioni di tè e caffè, della meraviglia di Soqotra e dei vulcani spenti delle isole Kamaran. Perché gli yemeniti sono di una ospitalità impareggiabile, bellissimi nella loro curiosità verso il mondo. Anche le facce che potrebbero sembrare le più truci – e la faccia truce ti viene quando mastichi qat, la foglia eccitante che tutti masticano dopo pranzo – sono quelle che poi si aprono in sorrisi disarmanti.

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La baia di Aden, capitale economica del Paese
La baia di Aden, capitale economica del Paese

Molto spesso mi viene chiesto se, da donna europea che si è trasferita sola nello Yemen, ho mai provato paura o avuto problemi. Assolutissimamente: no. Quando lavoravo a Milano, uscire dall’ufficio tardi la sera poteva essere motivo d’apprensione. Qui non guardo mai l’orologio. So che fuori mi aspetta solo la bellezza di Sana’a. E tanti Salamaleykum. E a proposito di orologio: il tempo assume tutta un’altra dimensione in questa parte di mondo. Le giornate mi paiono sempre lunghissime, o quantomeno abbastanza lunghe da essere apprezzate, vissute. Mi occupo, principalmente, di turismo – inutile dire quanto sia sempre più un lavoro delicato – e seguo operazioni di marketing per varie società del Gruppo. Come donna, in qualsiasi ambito mi trovi ad operare, non ho mai avuto ostacoli. A differenza degli altri paesi del Golfo, dove la forza lavoro è in mano agli stranieri, ciò che balza all’occhio è che lo Yemen sta cercando di impiegare la gente del luogo. Vi sono persone preparate, che hanno voglia di costruire il proprio futuro, nonché quello del Paese, che credono in un ideale di democrazia e di pari opportunità.

Le donne, da tempo, sono entrate nel mondo del lavoro: la mia dottoressa è una bellissima donna laureata con il massimo dei voti. Vi sono poi avvocati, dottori, dentisti, segretarie, receptionist, docenti universitari, funzionari di banca. Tutte donne. Purtroppo lo Yemen arriva ai media internazionali esclusivamente per le tragedie, notizie che – dolorosamente – lo sminuiscono agli occhi del mondo. Gli yemeniti ci sono abituati e sorvolano. E ringraziano Dio. Ma non dimentichiamo che lo Yemen è stato il primo paese arabo a riconoscere il diritto di voto alle donne; vi sono elezioni democratiche e una opposizione in parlamento. Lo Yemen non ha mai rifiutato i profughi che arrivano dalle coste africane e offre quel poco che ha a tutti. Gli ultimi fatti dei quali tutti siamo venuti a conoscenza, hanno segnato ancora di più il paese. È innegabile. Ma la gente è scesa in piazza a protestare; e continua a farlo. Pochissimi hanno raccontato e raccontano cosa sia veramente lo Yemen.

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La città arroccata di Lahj
La città arroccata di Lahj

Se potessi, se ne avessi le capacità, farei volentieri la Sherazade dello Yemen; narrerei al mondo intero di questo popolo pieno di dignità – un popolo chiamato di “puri” da Pasolini e definito dal Profeta Maometto “il popolo più gentile”- che per strada ti saluta con una benedizione divina o con un “marhaba”, benvenuto; gente che non lesina un sorriso, una chiacchiera, un invito o addirittura un regalo e che nel momento del bisogno ti esterna la più sincera simpatia. Non so quanto tempo ancora mi fermerò qui. Tanti italiani si sono innamorati di questo paese: Pasolini, Moravia, famosi colleghi di tour operator, studenti, operatori umanitari, funzionari di stato e turisti di passaggio. Tutti, indistintamente, tanto hanno dato e continueranno a dare a questa terra magica, la famosa Arabia Felix. Senza consultare indovini, una cosa l’ho intuita: quando sarà l’ora di volare verso nuovi lidi, so che mai avrò pareggiato i miei conti con questo paese. Per quanto mi sia sforzata, mi sforzi e mi sforzerò di dare il meglio di me, condividendo la mia esperienza professionale e mettendo a disposizione il mio apporto umano, per certo avrò dato allo Yemen solo un granello di sabbia rispetto a quanto questo paese ha dato a me. Lo Yemen, va da sé, si dimenticherà di me. Mai l’opposto. Ilhamdulillah.

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