Meleagro, Plautus, Menade, Caio. Sono i cani randagi di Pompei, che vagabondano tra domus, templi e rocchi di colonne. Oggi hanno di nuovo un nome e qualche attenzione in più.
Nell’area archeologica, infatti, è appena partito (C)Ave Canem-Adotta Meleagro, un progetto avviato dal Commissario delegato Marcello Fiori, per arginare il problema del randagismo.
Un problema concreto visto che i cani abbandonati ad oggi sono una quarantina, e senza casa e cure hanno maggiori possibilità di ammalarsi e diventare un problema di sicurezza pubblica, oltre che di immagine, per l’area archeologica che ogni giorno accoglie diecimila turisti italiani e stranieri.
Passaporto europeo e biografia canina
Il progetto, appena partito, prende il nome dall’iscrizione del noto mosaico “Cave Canem” (attenti al cane) posizionato all’ingresso della casa pompeiana del Poeta Tragico. Solo che in un gioco di parole “Cave” diventa “Ave”, il saluto romano, quasi a voler rassicurare i visitatori del sito archeologico.
Nei prossimi mesi i cani saranno censiti, sterilizzati, dotati di microchip, collare e medaglietta di riconoscimento. Riceveranno cibo, vaccinazioni e accolti nelle cucce e si potrà adottarli grazie alla collaborazione dei volontari delle associazioni animaliste nazionali Lav, Enpa e Lega Nazionale per la difesa del cane. I randagi saranno dotati di passaporto europeo e di una biografia che racconterà carattere e abitudini di vita per sensibilizzare i potenziali “genitori” adottivi.
Adozioni internazionali
Dopo la positiva esperienza di lavoro comune in Abruzzo, ha ricordato Carla Rocchi, presidente Enpa, alla presentazione del progetto a Pompei, “le associazioni animaliste e le istituzioni si pongono la sfida di censire, sterilizzare e tutelare i cani degli scavi”. Una collaborazione, ha spiegato, “per affrontare in maniera coordinata e con finalità comuni, il problema annoso della presenza nell’area dei cani fin qui accuditi con amore e buona volontà solo da privati cittadini”. Per informazioni sul progetto e sulle modalità di adozione, consultare www.pompeiisites.org, www.icanidipompei.com e www.lav.it.
(17/11/09)