Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

In visita a un’Italia diversa

C’è un Belpaese godereccio, accogliente e non litigioso. Storie e curiosità di una gita “fuori Porta”, o un po’ più in là: Bologna, Borghi e Castelli Ducali con “scoop” finale alla scoperta del Toro del Mikado

Borghi, manieri e rocche dell’antico Ducato

La cucina del Castello di San Pietro in Cerro
La cucina del Castello di San Pietro in Cerro

Lascio Bologna, punto su Carpi e come ogni signore per bene non penso solo al mangiare ma anche al bere, che da queste parti è il Lambrusco. Eccomi pertanto alla Cantina Santa Croce (www.cantinasantacroce.it) laddove imbarco varie cassette di Salamino e Grasparossa (se mai occorresse ricavare posto-vino nell’auto, per la sposa c’è sempre un bell’accelerato che va comodo comodo a Milano Centrale, legge una rivista e arriva che nemmeno se ne accorge). Ma la missione in Emilia non finisce qui. Mi unisco “al mè Paìs” (viej Piemont, è della alfieriana ‘Asti repubblicana’) Sandro Chiriotti, ispezionante i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza (www.castellidelducato.it) e accompagnati da una solerte direttrice di questa associazione scorrazziamo tra manieri, borghi e rocche di pianura e Appennino. Ho davvero visto tante belle realtà turistiche (roba da poter far parte della giornalistica “Task Force” della Ministra Brambilla, se non fosse che supero di mezzo secolo l’età richiesta).

Vicino al Po si citi il castello di San Pietro in Cerro (www.castellodisanpietro.com) con museo di Arte Moderna e a pochi metri la deliziosa Locanda del Re Guerriero (www.locandareguerriero.it) un posto sì quieto e ben arredato da poter intrigare chi progetta vicende d’amore e di relax. Traversata la Camionstrada del Sole, in collina, ho il piacere di scoprire (nel Veneto dicono ‘mai coverto’) il borgo medioevale di Vigoleno (www.comune.vernasca.pc.it e www.appenninopiacentino.it) e dopo stop per ammirare il bel romanico della chiesa di San Giorgio, corro a Castell’Arquato ad assaggiare Gutturnio e Ortrugo (www.vinipusterla.it) assai simili ai da me amati (e non lontani) Bonarda e Malvasia.

Sorrisi e coccole al Toro Giapponese

Ming
Ming

Ma il grande “scoop” della giornata l’avevo già perpetrato nella bassa, facendo la conoscenza, ammirando, fotografando, nonché intervistando (fino a diventarne amico) Ming, il primo “toro imperiale giapponese” nato nel Belpaese. Ming appartiene infatti alla famosa razza Kobe, i famosi tori – un tempo riservati al Mikado ‘imperatore’ del Sol Levante – allevati a birra, quotidianamente massaggiati, dopodiché la loro carne finisce dai “maslè” (macellai) di Tokyo che la vendono a un milione (di lire) al chilo: ma non è che in due o tre boutique milanesi della carne le fettine costino molto meno).

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Presentatomi dal dottor Piero Carolfi, veterinario e “Dominus” dell’Azienda Agricola Mario Bassi di Fiorenzuola d’Arda, Ming mi riserva alcuni amichevoli sorrisi (ma per davvero, è socievolissimo) e contrariamente a quel che accade in questo triste e litigioso Belpaese (tutti si incazzano sul niente) la mette subito sul ridere. Cosa che ho pensato bene di fare anch’io nel commentare non burberamente (suvvia un po’ di ironia: fa pure rima) questa gita emiliana facendo da autista alla mogliera. (3/12/09)

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