Sabato 7 Settembre 2024 - Anno XXII

Haiti, questa sconosciuta

Il terribile terremoto che ha sconvolto la Repubblica caraibica di Haiti, provocando migliaia di morti e la distruzione pressoché totale degli edifici più importanti della capitale Port-au-Prince, ha portato alla ribalta del mondo questo Paese, bellissimo e sfortunato

Una storia “vivace”

Un bimbo sulla spiaggia di Gonaives (Foto © Albertina D'Urso)
Un bimbo sulla spiaggia di Gonaives (Foto © Albertina D’Urso)

Definire i trascorsi di Haiti “vivaci” è un puro eufemismo. Nel Corriere della Sera del 14 gennaio, l’editorialista Sergio Romano traccia una sintesi del percorso storico degli haitiani. Accanto alle molte tragedie vissute, non mancano gli spunti curiosi di una storia nazionale tutto sommato ricca di avvenimenti.

È stata la Santa Maria, una delle caravelle di Cristoforo Colombo, ad approdare sulle coste di Haiti il 5 dicembre del 1492. L’intera isola diviene possesso spagnolo. E sono stati gli spagnoli, per primi, ad importare schiavi dall’Africa per “cercare l’oro” che sarebbe poi stato trovato in Messico e Perù. Nel corso del XVII secolo, con l’esodo degli abitanti verso Santo Domingo, propiziato dagli spagnoli per meglio difendersi dagli attacchi dei pirati, sulle coste haitiane arrivano un po’ tutti: inglesi, olandesi, francesi. Nella parte occidentale dell’isola, in gran parte abbandonata, prospera allora la “Fratellanza della Costa”, formata da bucanieri e schiavi fuggiti, definiti col termine inglese di “maroons”. Nel 1625 i francesi iniziano la colonizzazione di Haiti che rivendicano come proprietà nel 1664, divenendone di fatto padroni solo nel 1697.

Il Settecento registra un certo benessere ad Haiti, grazie alle esportazioni di zucchero e cacao. Verso la fine del secolo, però, già si delineano gli strati sociali che tanti problemi avrebbero causato in seguito: gli europei sono circa 32.000 e detengono le leve del potere politico ed economico; da 28.000 individui mulatti è formata la “gens de couleur”, posta socialmente sul gradino intermedio. Tutti gli altri, oltre mezzo milione, sono gli schiavi nati in gran parte in Africa, dalle condizioni di vita decisamente miserrime.

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Anni “vivaci”? Piuttosto anni “torbidi”

Ancora bambini di strada nei pressi di Port au Prince (Foto © Albertina D'Urso)
Ancora bambini di strada nei pressi di Port au Prince (Foto © Albertina D’Urso)

Negli anni che seguono affiorano rivalità, patti trasversali, congiure, lotte. Dessalines viene assassinato nel 1806 e Haiti rimane preda delle lotte per il potere tra Alexandre Pétion e Henri Christophe; lotte che porteranno al suicidio di quest’ultimo, nel 1820. Dopo la presidenza di Pétion, c’è l’interregno di Jean-Pierre Boyer che arriva persino ad invadere la colonia spagnola di Santo Domingo, annettendola ad Haiti. Nel 1844, finita l’occupazione haitiana, nasce la Repubblica Dominicana.

Il XIX secolo vede un susseguirsi di presidenti, rimasti in carica per brevi periodi; l’economia va sempre peggio, controllata dalle potenze straniere (Germania, Stati Uniti) al punto che la folla inferocita impicca il presidente Guillaume Sam, fatto questo che induce gli Stati Uniti ad occupare Haiti. Vi rimarrà sino al 1934.

Il potere si centralizza al massimo e di pari passo si assiste ad una urbanizzazione sempre più selvaggia. Non mancheranno episodi di guerriglia, per iniziativa di un gruppo di ribelli detti Cacos; viene nel contempo creata la Guardia Nazionale che si trasformerà negli anni successivi nell’Armée d’Haiti, colpevole di numerose repressioni e atrocità nei confronti della popolazione civile.

Con la Rivoluzione Francese, nasce Haiti

Il Palazzo Presidenziale a Port au Prince crollato dopo il terremoto
Il Palazzo Presidenziale a Port au Prince crollato dopo il terremoto

La prima rivolta della “gens de couleur” risale al 1790; l’Assemblea francese concede i diritti politici a loro e ai neri nati liberi; ma non agli schiavi. Questi, nell’agosto del 1791, si ribellano ai loro padroni e la rivolta dilaga, sotto la guida di Touissaint L’Ouverture, considerato dagli haitiani il vero “padre della patria”. Dopo alterne vicende, compresa l’abolizione della schiavitù nel 1794 e con l’arrivo di nuove truppe inviate da Napoleone, finisce l’epopea di Touissaint, che morirà in un carcere francese. Gli succedono Jean-Jacques Dessalines e Henri Christophe che il 18 novembre del 1803 sbaragliano i francesi nella battaglia di Vertières, portando all’indipendenza il 1° gennaio del 1804, con Dessalines come presidente. Dopo gli Stati Uniti, Haiti è il primo Paese dell’America Centrale e del Sud America a raggiungere la piena autonomia politica. Indipendenza pagata a caro prezzo, comunque; il governo francese si “accontenta” infatti del versamento di 150 milioni di Franchi (cifra iperbolica per quei tempi!) a compenso delle perdite fondiarie subite dai propri cittadini presenti ad Haiti. Inutile precisare che l’enormità della cifra incide non poco sui progetti di sviluppo della neonata nazione.

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