Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Come rilanciare il Turismo nel Bel Paese

Lettera aperta al Ministro Michela Vittoria Brambilla, seconda parte. Dopo l’accorato appello, della scorsa settimana, per una situazione che deve cambiare direzione, ora qualche proposta: ferie scaglionate

All’epoca del Lingotto e delle cugine di Asti

Scene da esodo estivo
Scene da esodo estivo

Un tempo, almeno a Torino, si diceva che “era tutta colpa della Fiat” (alla fine del primo weekend di agosto, ultimo turno al Lingotto, sirena del “finis” e come alla 24 Ore di Le Mans tutti a zompare sulle auto col motore già acceso per correre a intasare – i mezzibusto tivù lo chiamavano “esodo” – le strade del ritorno a casa nell’Italia meridionale). Ma, adesso, non è più “colpa della Fiat” (e del suo indotto). E non lo era nemmeno antan, o per meglio dire lo era soltanto in parte. Perché il vero motivo di questo fenomeno tutto italiano è di natura psicologica, con il “tabù”, direbbe Freud, che ha nome e data: Ferragosto. Perché per la cosiddetta “gente” stare a casa, non essere “andati via” o essere “rimasti in città” il 15 agosto, costituiva (e tuttora, almeno in parte, costituisce ancora) disonore, onta, vergogna, e attesta (attestava) che sei (eri) un paria morto di fame.

Una prova (ancorché datata)? Mi raccontava mia nonna che in quel di Asti due sue cugine nobili decadute, economicamente impossibilitate ad “andar via” a Ferragosto – nemmeno una gita fuori porta – a fine luglio si facevano spedire in busta chiusa da un amico di Alassio alcune cartoline “balneari” che compilavano (indirizzo, data 15 agosto, “saluti da…”) e rimandavano al complice affinché le rispedisse prima della fatidica data, allorquando le impoverite si segregavano in casa nel massimo silenzio, previo totale spegnimento di luci e sigillo di porte e “gelosie”, fingendo di essere andate in vacanza.

Calendari da rifare

Via la Befana
Via la Befana

E dire che con i vecchi sempre più numerosi il “problema” del mancato Scaglionamento delle Ferie dovrebbe risultare perdere di importanza (un pensionato può partire quando vuole). Ma, come detto, è la psiche a comandare: vedi il caso di tanti anziani pirla che nonostante l’assoluta assenza di impegni durante tutta la settimana vanno a formare bibliche file alle casse dell’Esselunga, tra bancari e garagisti, obbligati allo shopping nei giorni non lavorativi.

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E concludo, cara Ministro, venendo al dunque: suggerendoLe “cosa fare” per Scaglionare le Ferie, allargare gli Spazi Turistici (temporali, e quindi economici) del Belpaese. A parte opportuni Decreti Legge:

 

– Settimana di “Vacanze Regionali”: i Cantoni svizzeri lo fanno da quel tempo.

– Obbligo alle aziende di dare “più Ferie” a chi va via in stagione più bassa: lo fanno in Germania.

Mobilità delle Feste: negli USA spostano financo i giorni della nascita di Washignton e della Festa del Lavoro e nessuno banfa.

 

C’è poi da lavorare sul calendario:

 

1. Via quel Ferragosto che fa da (malefica) “boa” intorno a cui “girano le vacanze estive”!

2. E via quell’orgia di Feste a Fine Anno (il giorno dopo Natale torni a oziare e a rabbuffarti.

3. E visto che il 1° dell’anno è già festivo, cosa ci fa ancora la Befana a far stare nuovamente la gente a casa?

 

Perché mai a dicembre c’è una suite di feste della Madonna (si comincia appunto con l’Immacolata, e a Milano c’è pure Sant’Ambrogio) dopodiché, fino a Pasqua, tutti a lavorare no-stop come i muli!

Con tanti auguri (Andreotti docet)

È d’accordo o no, Signora ministro, su quanto lamentato? E adesso provveda Lei, perché a me viene da ridere; nel senso che, se mai volesse (come da mio invito) “Rifare il Turismo”, gran parte dei cambiamenti (di data e non solo) dovrebbe concordarli col Clero. Con il quale non ce la fece (ed è tutto dire) nemmeno Andreotti. “Ce provò”, abolendo la Befana e – se ben ricordo – “difendendo” San Giuseppe a oltranza, ma, come si diceva antan, la solita “reazione” era in agguato).

Un saluto, cara Ministro Brambilla, e veda un po’ se, almeno, un paio di “ponti” (Pasqua e 1° maggio a parte, che poi quest’anno, lamenta Bernabò Bocca, non esiste) tra primavera e autunno riesce a inventarli.

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Suo G.P.B.

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