Vorrà dire “toccando ferro”!
No, “legno”, che da noi ha lo stesso significato scaramantico! Parlando poi dei luoghi di provenienza dei turisti, vediamo che il 25% arrivano dagli Stati Uniti, seguiti dalla Francia con l’11% e quindi dalla Russia, con circa il 9% del totale incoming. L’Italia occupa il quinto posto, in questa particolare classifica.
Le dirò perché, “legno” a parte, è ragionevole essere ottimisti. Sono nel settore turistico dai primi anni Settanta del secolo scorso. Tra la prima e la seconda esperienza del mio lavoro in Italia, mi sono occupato di marketing europeo, avendo sede in Gerusalemme. Ho avuto modo di “tastare” il polso della gente – concittadini come visitatori – su tutto ciò che avrebbe potuto migliorare l’accoglienza degli stranieri; e ho scoperto che il mio Paese non è “solo”, meglio dire non dovrebbe essere solo – una irrinunciabile meta religiosa.
Il turismo religioso è indubbiamente di primaria importanza e segue suoi tragitti privilegiati (viaggi, permanenze, manifestazioni ecc.). Basti pensare che il 75% di chi viene in Israele lo fa per motivi religiosi. La stessa Gerusalemme, città sacra per le tre grandi religioni monoteistiche, assorbe ben il 95% di visitatori interessati ai luoghi santi; anche se dal 1967 è città aperta, liberamente percorribile. Ecco, noi vogliamo che chi arriva qui abbia tempo e modo per scoprire un Israele diverso; una meta valida anche sotto il profilo turistico, per dirla sino in fondo.
E naturalmente avrete obiettivi ben precisi, da proporre a chi arriva …
Senza dubbio. La grande fortuna di Israele consiste, in buona sostanza, in una parola che tutti conoscono, a tutte le latitudini, quando si scopre qualcosa di molto interessante e se ne vogliono rendere partecipi gli, amici, i conoscenti: “passaparola”. Chi viene, molto spesso ritorna, anche se il Paese è piccolo e si visita agevolmente. Da parte nostra facciamo del nostro meglio per coniugare le esigenze e le aspettative dei turisti, qualunque sia la loro provenienza e la loro meta principale. Ecco perché si è dato grande impulso ai luoghi di cura e balneazione del Mar Morto, alle escursioni subacquee ad Eilat, nel Mar Rosso.
A Masada, un luogo davvero incantato e storicamente importante, verrà rappresentato il Nabucco, mentre per gli sportivi avrà luogo la Maratona per la Pace e una grande “pedalata” collettiva dalle parti di Eilat. Senza trascurare le feste, il divertimento, la gastronomia, gli spettacoli teatrali ed altro ancora. Cerchiamo di dare un’immagine nuova del Paese; vogliamo che i turisti divengano amici, si sentano come a casa propria. I ritorni, sempre più frequenti, sotto questo aspetto ci gratificano non poco.
Cosa si aspetta che scrivano, i giornalisti, di Israele?
Non grandi “opere”; non articoli che ruotano attorno ad una “storia” che quasi tutti conoscono; piuttosto, testimonianze concise ed incisive di gente e di vita del mio Paese, magari pubblicate con una certa frequenza. Abbiamo ancora una certa immagine negativa da recuperare e leggere di Israele “poco e spesso” è ciò che ci auguriamo i giornalisti italiani confezionino per i propri lettori. Gli israeliani considerano l’Italia come uno dei Paesi più amici sulla scena internazionale. È anche per questo motivo che accolgono sempre molto volentieri i suoi cittadini.
(06/02/2010)