Tutto comincia con un banale episodio di bullismo scolastico. Il libro di Isaac Rosa è un viaggio nella società contemporanea per affrontare le paure che la affliggono: come nascono, chi le alimenta come vengono manipolate.
Il romanzo indaga, in maniera inquietante, i meccanismi di creazione e diffusione della paura, il ruolo della fiction (televisiva, cinematografica, letteraria) nella diffusione di un senso di insicurezza che finisce per trasformarsi in meccanismo di controllo sociale, inducendoci ad accettare forme di protezione illegali e risposte difensive che ci fanno sentire ancora più vulnerabili.
Il libro racconta delle paure di Carlos, esagerate, addirittura infondate, tuttavia insopportabili. Carlos vive nel timore che qualcuno lo aggredisca, lo malmeni, entri in casa sua mentre lui dorme e rapisca suo figlio.
“Essere padre è un altro modo di avere paura, Carlos lo sa, e pure Sara, benché raramente parlino tra loro con franchezza o confrontino i loro rispettivi timori. Carlos non ha mai smesso di aver paura da quando è nato Pablo, e ancor prima, ma la sua paura non è stata la stessa, unica e invariabile da allora…”. Ma le sue paure sono ancora più forti. Teme l’aggressività dei suoi vicini, gli adolescenti violenti, i poveri, gli estranei. “Carlos non ha mai avuto a che fare con loro, non è nemmeno sicuro di avrli mai visti, perché quando nota vari bambini con l’aspetto da mendicante cambia marciapiede o addirittura strada, ancora vittima del ricordo di quegli zingarelli della sua infanzia…”. Sa che i suoi timori sono molto diffusi e si rende conto che sono esagerati, infondati. Fa di tutto per tenerli sotto controllo, fino al giorno in cui suo figlio è coinvolto in un trascurabile fenomeno di bullismo a scuola. Da quel momento la situazione si complica per la sua incapacità di prendere decisioni e inizia per lui una fuga in avanti in cui ogni bugia, ogni passo falso, lo farà sentire sempre più minacciato.