
Ebbene lo ammetto, c’era un punto oscuro o quantomeno meno noto nella mia conoscenza di genti e paesaggi proposti ai piedi delle colline appenniniche, che dal pavese Oltrepò si distendono fino alla Romagna. Mi riferisco alle terre piacentine laddove cominciano i rilievi, fosse solo in contrasto al monotono piattume che ti annoia dall’altra parte della Camionstrada del Sole…
Sono infatti di casa nel già citato Oltrepò, attratto dalla a me cara Bonarda. In quel di Parma fui anche studente universitario (ancorché un filino scarso datosi che si trascorreva la brutta stagione giocando a carte o in sala corse e giunto il bel tempo si andava in piscina laddove l’allora noto musicista Luciano Sangiorgi, fattosi trasportare un piano, suonava per gli amici); e la sera noi studenti, trasferendoci nella non lontana stazione termale, si diveniva gigolò invitanti al ballo le ricche tardone che passavano le acque a Salsomaggiore.
Gli italianissimi “must” della Cucina piacentina

Ad ogni buon conto e con l’intento di non passare soltanto per un mangione, informo anche – un filino di cultura non guasta mai – che a Castell’Arquato nacque Luigi Illica, famoso librettista di eccellenti opere liriche (La Bohème: “Per castelli in aria l’anima ho milionaria”). Ma mi è tornato un filino di appetito fosse solo per il fatto che sempre a Castell’Arquato, ma in campagna, e così mi godo pure un tramonto (lo dicono tutti i mezzibusto tivù ma proprio tutti) “mozzafiato”, inaugurano il ristorante, beninteso azienda agrituristica, come ormai ovunque se tra i campi, La Noce (e qui gli faccio “l’areclàm” visto che ho giornalisticamente sbafato ‘a gratis’) e risulto pure tra gli invitati al calorico ‘vernissage’. Sapida la Bordeleina (acqua e farina fritta, nient’altro, ma quanto sapore), gustosi i Tortelli (qui a forma di Caramella), beninteso presenti i piacentinissimi Pisarè e Fasò eppoi ottimi i Chisolini, cosiddetti da queste parti, dopodiché, man mano che nascono lungo l’Appennino che va verso l’Adriatico assumono tanti differenti nomi: pizza fritta, gnocco fritto, crescentine e chissà quanti altri ancora). Ahh vini (alla Noce): Gutturnio e Ortrugo, roba giusta del posto.
(09/09/10)
Castell’Arquato: Rocca e “Divin Porcello”
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Di Vigolzone, però, ho già contato nel Gossip, eppertanto procedo verso Castell’Arquato, un posto medioevale davvero vero (mica Grazzano Visconti, borgo antico tirato su solo pochi decenni fa, ma anche questo l’ho già esternato). A Castell’Arquato, poi, oltre a tanto vero Romanico e a merlate storiche torri evocanti la miglior Italia di sempre (quella dei Comuni e quella delle Signorie) c’è pure un baldo salumificio (ne faccio pure “l’areclàm”, anche se ho giustamente non meno che ovviamente pagato quanto portato via: si chiama La Rocca) che con la merce ti consegna pure due interessanti stampati, firmati da tale Nonna Angela, insegnanti cosa sono i salumi stagionati e cosa sono i salumi ‘da cotta’ (e visto che il cortese lettore si sta ponendo qualche interrogativo preciso trattarsi di: salamini e salsiccia, cotechini, zampone e cappello del prete) e spiega pure come conservare queste, commenta la Nonna, “delizie del divin porcello”. Ahh dimenticavo, il Culatello sia sempre avvolto in un panno imbevuto di vino – ça va sans dire bianco secco – e lo zampone non sia mai – e ripeto mai – mosso durante la cottura sennò corre il tremendo rischio di spezzarsi.