Insisto nell’affermare che il turismo più bello (divertente e intelligente, ma ahinoi anche più caro) consiste nel viaggiare con la propria auto liberi e giocondi: fermarsi a vedere, imparare, mangiare e dormire dove, come e quando ci pare. Si tratta di un modo di girare il mondo che suggerisco soprattutto a chi va in Spagna, perché oltre alle solite, grandi città, la ‘Piel del Toro’ è piena zeppa di tanti posti che la letteratura turistica ‘un tanto al chilo’ definisce spregiativamente “località minori” (che indubbiamente piccole sono, ma talvolta contengono – beninteso in rapporto alle dimensioni – più bellezze e monumenti delle strombazzate metropoli).
Il problema è che, come peraltro ovvio e logico, “Ubi maior minor cessat” eppertanto dei grandi agglomerati turistici si sa tutto, sono disponibili tonnellate di info stampate e in video mentre delle sullodate “località minori” poco o nulla si informa (è però anche vero che il dèpliant di una provincia o di una regione mica può pesare più di un volume della Treccani).
Itinerari “british” e “italian style”
Un posto turisticamente perfetto, soprattutto per gli automobilisti anglosassoni, un po’ meno per quelli italiani. Il nostrano turista su quattro ruote preferisce infatti aggrapparsi al volante percorrendo complicati, a volte circolari itinerari a tappe in una sorta di ‘mordi e fuggi’ che sovente gli impone di dormire ogni notte in un albergo diverso. L’autista britannico ama invece fermarsi nel posto (beninteso tranquillo, easy parking, possibilmente nel verde e meglio ancora se con piscinotta) più equidistante possibile dalle località da visitare e di lì andare e venire in grazia di dio. Così facendo il viaggiatore british evita di perdere quotidianamente tempo nella ricerca dell’albergo, nel canonico check in, nel fare e disfare la valigia eppoi – se ha scelto un agriturismo o un appartamento – ci scappa pure la possibilità di officiare il Tea Five (che se si parla Andalusia è automaticamente spostato dalle 17 a ore più civili).
Città Ducale, con Marchesati, Contee e Viscontee
Chi pertanto (il turista della ‘perfida Albione’ di mussoliniana memoria o l’italiano deciso a scimmiottare i modi di viaggiare anglosassoni) decidesse di fermarsi a Osuna, tra Siviglia e Malaga, e di lì irradiarsi a vedere il resto dell’Andalusia (vedi sopra le tante località in cui fiondarsi) ha oltretutto la possibilità di vedere in loco monumenti ed edifici invero notevoli. A consigliare un itinerario, fare da guida, ci pensa Elena della ‘Casona de Calderòn’, un 3 stelle di dimensioni umane e quanto a stile e ambiente “che più andalù di così non si può” (ma per i più chic o i meno abbienti la città di posti dove dormire ne conta tanti altri). La città, già ricca di opere lasciate dai Romani e dagli arabi Almohades fu ulteriormente e definitivamente abbellita dai Duchi di Osuna, un Casato, nel XIX secolo il più importante di Spagna, che tanto per non farsi mancare nulla vanta altri 13 Ducados, 12 Marquesados, 13 Condados e 1 Vizcondado, davvero un bel record.