Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Romagnano: a lavar panni (e ricordi) nel Sesia

Dove si parla di architetti, slow food, ricordi d’infanzia, montagne, sport e chi più ne ha più ne metta. Senza per questo rinunciare ai vini e alle grappe. Prosit!

Romagnano Sesia, Villa Caccia
Romagnano Sesia, Villa Caccia

Mi chiama il Formignani (so che sciupo prezioso spazio precisando che trattasi del direttore di questa sbarazzina rivista viaggiatoria, lo sanno tutti; ma qualche ignorante in giro lo trovi sempre) e mi invita a raggiungerlo a Romagnano Sesia. Luogo dell’incontro la Villa Caccia, opera del neoclassico Antonelli, prolifico architetto piemontese. Tra le sue opere la torinese Mole (progettata per la locale comunità israelitica, adesso alberga un bel museo del Cinema) e la Cupola di Novara, ardita e svettante fin che si vuole ma secondo me colpevole di fare ombra al magnifico campanile barocco di Benedetto Alfieri, zio del ‘repubblicano’ drammaturgo Vittorio (ma sotto i Savoia ci voleva mica tanto per diventare repubblicani, così come in Romagna, sotto i preti, non doveva essere così difficile farsi scappare qualche bestemmia).

Colline novaresi: vino e slow food

Dal dèpliant della manifestazione
Dal dèpliant della manifestazione

Ma perché, chiedo al signor direttore, trovarmi a Villa Caccia, che poi, più che una villa, è un gran bel edificio neoclassico dalla facciata simile a quella di tante colonnate Mansions dei ricchi schiavisti del Deep South degli States ante Guerra Civile (tipo quelle, per intenderci, di Via Col Vento)? A Villa Caccia, vengo informato, è programmata una manifestazione di Slow Food e di Terra Madre, quest’ultima una “grande famiglia (informa il dèpliant della manifestazione), una rete che è esempio vivente della biodiversità culturale” (info interessante e quindi gradita, anche se, per piacermi, di questa associazione mi bastava il solo nome, così simile a quel Pacha Mama che le a me care genti delle Ande dedicano all’Ente Supremo che dà vita, leggasi quindi Madrenatura).

La Saga dei Brugo

Romagnano: a lavar panni (e ricordi) nel Sesia

E da Romagnano partiva quotidianamente per il Liceo Classico Carlo Alberto di Novara il mio compagno di banco “X Brugo”, che con lo scrivente e l’Umberto Orsini fondò una squadra di Volley che battezzammo Squirrel (e fondare una compagine di pallavolo, lo ammetto, è un po’ da tutti, se non fosse che – come se in questo sport la statura costituisse solo un optional – nessuno di noi tre fondatori superava il metro e cinquanta, nel senso che si passava sotto la rete senza fare un plissè). Ho scritto “X Brugo” perché da tempo ne ho dimenticato il nome ed è anche (ma non lo sappia il direttore) per saperne di più su questo antico compagno di scuola che ho accettato l’incarico di inviato speciale a Romagnano. Missione fallita, perché, intervistati alcuni Brugo presenti alla manifestazione di Slow Food, mi è stato commentato che in questa città dell’alto novarese c’è più gente con questo cognome dei Dupont a Parigi e degli Smith a Londra. Impossibilitato (“è passato tanto tempo” disse Bogart/Ricky in ‘Casablanca’) a dare un nome proprio al Brugo compagno di banco, cerco altri Brugo (a Romagnano, vedi sopra, un’impresa non titanica) che almeno possiedano anche un nome di battesimo.

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