
La danza Raqs el Saif affonda le sue radici nei tempi lontani e scintillanti di ori dei sultani ottomani. Le donne che vivevano nell’harem del sultano, vendute da familiari o rapite come bottino di guerra, odalische seminude, in questo serraglio di passione e voluttà, per pochi istanti danzanti, sfidavano la loro condizione di donne schiave e prigioniere rivendicando con elegante spudoratezza la libertà del loro animo. Si divertivano a sottrarre le spade ai loro carcerieri che adagiavano sulle loro teste, in equilibrio.
Sensualità e morbidezza

In questa posizione continuavano ad eseguire la loro danza, fatta di passi così piccoli, da risultare quasi impercettibili, ma sensuali e morbidi. In questo modo fermavano quasi il tempo e lo “usavano”. Accennando movimenti appena, usavano il tempo per stare ferme, per stare sulla scena, con aria di coraggiosa sfida e sguardo alto, ballerine impavide e simbolicamente libere. Nel breve tempo della Raqs el Saif.
(17/11/10)