L’incanto dell’Oriente, visto dagli occhi degli occidentali, torna intatto nelle fotografie in mostra dal 28 gennaio a palazzo Bertalazone di San Fermo, a Torino. Un capitolo di storia del reportage fotografico del Novecento e una finestra sulle civiltà extraeuropee si aprono grazie alla rassegna “Esovisioni”, realizzata in collaborazione con il museo delle culture di Lugano. Tre nomi di spicco, Fosco Maraini, Gotthard Schuh e Walter Bosshard, firmano le immagini che l’ente svizzero, specializzato in opere e documenti dei popoli nativi di America, Africa, Asia e Oceania, ha concesso in prestito. Di Maraini è la sezione L’incanto delle donne del mare. Le Ama di Hekura”, in Giappone; Schuh fu invece a Bali e Bosshard fotografò l’India al tempi di Gandhi. Il ritratto delle civiltà storiche, che uno sguardo concentrato sulla cultura europea giudicherebbe “primitive” è affascinante.
Guardare non giudicare
Fosco Maraini realizzò, nelle acque al largo del Giappone, quello che da alcuni critici viene considerato il primo reportage etnografico subacqueo. Il luogo era l’isola di Hekura e il tema era dato dalla pesca degli awabi, i molluschi. La tradizione aveva assegnato il compito alle donne, che lo praticavano a nuoto, in apnea, in acque profonde anche venti metri. D’eccezione figurano anche le immagini di Schuh sulla vita balinese. Il fotografo fu in Indonesia nel 1938 e visitò Bali, Giava e Sumatra. Il volume pubblicato al suo ritorno, “L’isola degli dei”, fu tradotto in diverse lingue e contribuì a costruire il mito di un Oriente sospeso fuori dal tempo, pacifico e incontaminato. L’obiettivo di Bosshard fu invece l’India degli anni Trenta; il criterio era ispirato alla teoria di Henri Cartier-Bresson, affinando la capacità di osservazione sulla realtà, a prescindere dal giudizio. La mostra resterà aperta sino al 26 febbraio.
(18/01/2011)