Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Tempo di neve. Vita in Valchiavenna

Sulla neve sognando le Cayman, con cani-vitelli, bimbetti sciatori (e molesti). E per pranzo, soffritto di cipolla alla Frankenstein

Tempo di neve. Vita in Valchiavenna

Mi trovo in una nota località sciistica di moda negli anni d’oro della Lombardia da bere, ora decisamente meno in auge. Cosa volete, un po’ è venuto di moda il Trentino, un po’ se hai i soldi ti viene a noia lo sci nostrano e vai a cercare la neve nei luoghi più astrusi del pianeta. Qui di solito si trovano persone che frequentano lo stesso albergo da quando è stato aperto, otto gestioni fa, ma essenzialmente c’è gente che ha da decenni la seconda casa, e si posiziona nella maison degli anziani genitori, perché così pagano loro, poveretti.

Il sito è popolato di trenta-quarantenni di rara antipatia (rara forse no, perché sono tutti così, pertanto non si distinguono dalla massa nemmeno in quello) intenti a mostrarsi ricchi e trasudanti classe e a portare a spasso cani di indicibili dimensioni (saranno vitelli addestrati ad abbaiare?). Sono abbigliati come se dovessero attraversare la Siberia sui gomiti e invece vanno da casa al salumiere e panettiere, e ritorno.

Il luogo pullula di creature piene di pretese, le quali o per carenze mentali proprie non si sono accorte del decadimento del loro luogo di vacanza, oppure non hanno i soldi per andare alle Cayman e fanno finta che qui sia meglio. Il panorama invero è stupefacente e ciascuno di costoro in una fredda e limpida mattina d’inverno spazzata dal vento potrebbe tentare di trovare se stesso, se ci fosse qualcosa da trovare.

Cucinare col pensiero

Doposci pelosi
Doposci pelosi

Assisto a scene di intrinseca, seppur amara, comicità. Ho visto una mammina togliere un piagnucoloso e molesto bambino di quattro anni dagli sci e metterlo sul passeggino spinto dalla tata. Mi sono chiesta: se uno è abbastanza grande per sciare non potrebbe pure tornarsene a casetta sulle sue gambine? Però c’è anche un’altra domanda: se uno è in vacanza e non ha un tubo da fare che bisogno ha che qualcuno spinga il passeggino del moccioso? Al supermercato entra una con una pelliccia che le arriva fino ai piedi, da cui spuntano due doposci pelosi con zeppa alla Frankenstein, manco fossimo nel deserto di ghiaccio di Plutone. Senza premettere nemmeno un misero per favore, ordina alla gentile signorina che sta mettendo a posto gli scaffali: “Prendimi tu una cipolla che io non la voglio toccare.” A parte che il tu dovrebbe darlo a sua sorella, se non vuole entrare in contatto con l’ortaggio come pensa di cucinarlo, con il pensiero? Ipotesi da escludersi, perché la quantità di pensiero che può produrre un cervello di quel calibro, a occhio e croce, può friggere una patatina, ma tenendo conto dei pensieri di tutta una vita.

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Sicché non è possibile che costei possa cogitare lì per lì un intero soffritto. Ma tanto non cucina lei. Più probabile che lo chef – nonché il pensatore – di casa, sia il mostro di pelo che indossa.

(01/02/2011)

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