Qualcosa è cambiato nell’arte; il concetto stesso di arte si è ampliato. I nuovi artisti sono stilisti, designer, architetti, fotografi.
La moda è entrata nei musei e non solo quella del passato. C’è “Mariano Fortuny” a Villa Badoer a Fratta Polesine (fino a giugno), ma c’è anche la retrospettiva di “Valentino” a Singapore, curata dal Musée des Arts Decoratifs di Parigi (fino al 13 febbraio). All’arte, intesa nel senso tradizionale come scultura e pittura dei grandi musei e delle gallerie, si è affiancata un’altra arte, con uguale dignità, ma non più fine a se stessa. Non un’arte a cui si deve creare intorno uno spazio, ma un’arte che si adatta a uno spazio.
Dall’arte accessibile a quella su misura
Con un termine forse stra-abusato: un’arte di servizio. L’intento è lo stesso dell’arte con la maiuscola, dare piacere all’occhio e alla vista, e in più entrare nelle case. Significa arte per tutti. Ed è su questo presupposto che è nata undici anni fa a Londra “The affordable Art Fair”, fiera di arte accessibile. Dal 3 al 6 febbraio è arrivata a Milano (dopo essere una realtà già in altre otto città del mondo, oltre Londra).
Una sessantina gli espositori, tutti galleristi, ognuno con i propri artisti, con opere dai 100 ai 5mila euro. Moltissimi, forse troppi, i pezzi che riecheggiano i grandi nomi della pop-art. Molti quelli interessanti. Emblematico il caso della bottiglia con “odore di nuovo” di Yart: la prima creazione di un gruppo di giovani artisti, pronti a fare arte a richiesta o, con un termine modaiolo, “su misura”.
(10/02/2011)