Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Un poeta e una casa sul lago

Un villa (famosa) di un poeta (universale). Che importanza può avere il fatto che quest’angolo di pura bellezza, fatto di pietre, verde e acque, sia contornato da case e casette del mondo attuale? Restano, per chi vuole “sentire”, i richiami poetici dei secoli, sublimati in questa villa; anzi, in queste Grotte che sfidano il tempo

L'azzurro ceruleo del Lago di Garda fa da sfondo alle Grotte di Catullo
L’azzurro ceruleo del Lago di Garda fa da sfondo alle Grotte di Catullo

Sirmione è una penisola bella, che si insinua nel Lago di Garda come una sottile anima verde. O meglio, era così un tempo, quando l’anima e il verde si distribuivano per tutta la sua lunghezza. Ora la tragica speculazione della seconda casa ha avariato un ampio tratto di quella strada, fin quasi alla villa romana che sta alla fine del promontorio, emersa dal lago come una Venere. Il sito si chiama Grotte di Catullo.

Nel Rinascimento venivano chiamati grotte gli atri muscosi e i fori cadenti, cioè i resti archeologici che il tempo aveva consumato e che la vegetazione aveva invaso. Da qui il nome e parte dell’attuale aspetto, che conserva una piacevole commistione tra paesaggio e rovine antiche, in un mix che ha tutta una sua poesia. A ciò va aggiunto il fatto che questa villa è appartenuta, o quantomeno la sua proprietà è stata attribuita, a uno dei più grandi poeti latini. La vista e il luogo sono favolosi – per alcuni, compresa la sottoscritta, questo è il punto più bello del Garda – con i molti ulivi e le fitte siepi di rosmarino che decorano le imponenti strutture della mega villa. Catullo aveva buon gusto, non c’è dubbio, sebbene questo luogo sia in aperta contraddizione con uno dei suoi più famosi versi, che dice “Et quod vides perisse perditum ducas”, che testualmente significa “e ciò che vedi che è andato perso, consideralo perduto”.

Perditum ducas

Il lembo di terra che conserva i resti archeologici
Il lembo di terra che conserva i resti archeologici

La villa è persa, ridotta com’è, ma non può essere considerata perduta del tutto. Anzi, è ancora più bella perché è così. Questo lembo di terra si getta nel lago, ma anche nel passato; un tipo di passato che è una gioia coltivare. E comunque, se Catullo fosse stato davvero convinto che bisogna lasciar perdere in via definitiva ciò che pare perso, non avrebbe scritto una riga, non avrebbe praticato la poesia, che per sua natura è proprio come una penisola lunga e stretta che entra in un vasto specchio d’acqua non per modificarlo, ma per dargli quel qualcosa in più che è la grazia, intesa in senso estetico e morale.

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Le Grotte sono come gli ultimi versi di una poesia, la chiosa e il senso di ciò che si voleva dire. “Salve o leggiadra Sirmione, rallegrati per il tuo padrone. Godete anche voi onde del lago Lidio, ridete con tutte le risate che ci sono nella casa”. Così scrive il poeta alla fine di un carme composto una volta che tornava alla casa dei suoi sogni, dopo un periodo di assenza. La casa a cui si riferiva è ancora qui, e, se si è capaci di ascoltare, si può ancora sentire l’eco delle risate. (14/03/2011)

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