Sabato 23 Novembre 2024 - Anno XXII

Il Giappone salva la Vera Croce

I restauri alla cappella Maggiore restituiscono al pubblico 850 metri quadri di affreschi, realizzati da Agnolo Gaddi sulla leggenda di origine medievale. I finanziamenti si devono a uno studioso e un mecenate nipponico

Uno degli affreschi del ciclo della Leggenda della Vera Croce, particolare
Uno degli affreschi del ciclo della Leggenda della Vera Croce, particolare

Gli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Firenze sono salvi grazie al Giappone. Solo pochi giorni fa si è concluso il restauro alla Cappella Maggiore di Santa Croce, restituendo colore e vita alle immagini realizzate nel Trecento dalla bottega di Agnolo Gaddi. Ironia del destino, Takaharu Miyashita, professore esperto di restauri, non ha potuto assistere alla presentazione dell’intervento al quale egli stesso ha contribuito. Il suo messaggio, dal Giappone oggi minato dalle tragiche vicende del terremoto, si è concluso con le seguenti parole: “Sono felicissimo come uno storico dell’arte italiano di poter avere insieme a voi l’occasione dell’apertura della nuova pagina della storia del Trecento italiano”.

La leggenda della Vera Croce non veniva restaurata dal dopoguerra. I lavori, a cura dell’Opificio delle pietre dure e laboratori di restauro fiorentino, sono iniziati nel 2005, grazie a 285 mila euro del Ministero per i Beni Culturali e 1 milione e 130 mila euro donati dal mecenate Tetsuya Kuroda.

Il legno sacro

Il ritratto dei committenti della cappella
Il ritratto dei committenti della cappella

Il restauro della Vera Croce nasce da una felice combinazione di occasioni. Nel 2002, sulla rete televisiva giapponese Nhk andava in onda un documentario, curato da Takaharu Miyashita, sugli affreschi del Medioevo e Rinascimento italiano. Fu allora che Tetsuya Kuroda, uomo d’affari, offrì la sua disponibilità a finanziare un progetto di restauro in Toscana. La scelta, su consiglio dello stesso Miyashita, cadde sul ciclo di dipinti murali realizzati da Agnolo Gaddi, figlio di quel Taddeo che è noto come uno dei migliori discepoli di Giotto.

Le pareti della cappella sono affrescate per una superficie complessiva di 850 metri quadrati. Le immagini fanno riferimento ai racconti diffusi nel Medioevo sulla storia della croce di Gesù. La leggenda narrava di un legno che avrebbe avuto origine da un ramoscello piantato da Set, figlio di Adamo. La croce che vide il calvario di Cristo veniva poi ritrovata da Sant’Elena, madre di Costantino, per essere poi trafugata secoli dopo e infine riportata a Gerusalemme in età bizantina. (18/04/2011)

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Info: www.operadisantacroce.it

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