Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

La fama universale di “Papa”

La via più celebre di Pamplona? Naturalmente la Heming-“Way”. Gli alberghi e i ristoranti più frequentati? Quelli nei quali personaggi celebri hanno messo piede. Garibaldi e Hemingway più di altri

Gli hotel, oggi celebri, delle sue presenze a Pamplona

Hotel La Perla
Hotel La Perla

Una doverosa cronologia segnala la prima apparizione di Hemingway (con la prima moglie, Hadley) a Pamplona, nel luglio del ’23. Entrarono nell’hotel La Perla ma ne uscirono subito. Due le versioni sulla decisione della coppia: 1) l’hotel era troppo caro per le finanze di Ernest, corrispondente da Parigi del ‘Toronto Star’ (strano, perché il La Perla, oggi 5*, fino a pochi decenni fa ne contò solo una, con tariffe tanto abbordabili da permettere di dormirvi pure a chi scrive). 2) la camera non piaceva alla signora e la coppia si trasferì in un appartamento al numero 5 di calle Eslava. L’albergo, mirabilmente posizionato sulla Plaza del Castillo, epicentro godurioso dei Sanfermines, e soprattutto dotato di camere con vista su Calle Estafeta, quella dell’Encierro delle 8, può comunque esibire i “ricordi” di Hemingway perché lo scrittore vi soggiornò nel ’59 (ultima visita a Pamplona, l’anno dopo, il 2 luglio, si sarebbe suicidato). Per la cronaca la “camera di Hemingway” (la 217, oggi 201) attualmente costa (o almeno l’albergo “ce prova”) 1800 euro e quanto alla nazionalità di chi accetta di pagare tale importo (o spunta cifre inferiori dopo una sana trattativa) la classifica è guidata da dollarati Yankees, seguiti da Russi e Spagnoli.

Nelle ultime delle complessive 9 presenze a Pamplona, interrotte dalla Guerra civile spagnola che lo scrittore raccontò dalla Madrid repubblicana, Hemingway preferì, salvo il citato soggiorno al La Perla, alloggiare in appartamenti privati (Papa tornò nella a lui poco simpatica Spagna franchista, peraltro cordialmente ricambiato, solo nel ’53, quando gli Usa cambiarono politica nei confronti di Franco in seguito alla Guerra Fredda).

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Un esempio? “El señor Montoya”

Monumento a Hemingway a Pamplona
Monumento a Hemingway a Pamplona

Ma ahimè scomparso è il vero e proprio quartier generale di Hemingway negli anni d’oro della sua gioventù, degli inizi della sua incredibile produzione letterario: l’hotel Quintana, quello degli ammirati toreri (mitico, Cayetano Ordoñez, “El Niño de la Palma”). Hotel, Quintana, che in “Fiesta” Papa ribattezza Montoya, e fu così che il grande amico di Hemingway e proprietario del’hotel, Juanito Quintana, divenne ‘el señor Montoya’.

(26/05/2011)

Nel libro “Fiesta”, nomi diversi per protagonisti locali

Il manifesto di
Il manifesto di “Fiesta”, Museo del Encierro, Pamplona

Ma il leggendario legame tra Hemingway e Pamplona nacque e va datato tra il ’23 e il ’27. E il ‘libro galeotto’ fu “Fiesta” (inizialmente titolato “The Sun Also Rises”, Il Sole Sorge Ancora), pubblicato da Scribner’s nell’autunno del ’26 e destinato a una immediata fama mondiale (altrettanto successo riscosse l’omonimo film con Ava Gardner, Tyrone Power ed Errol Flynn). “Fiesta” narra una intricata storia di amore e corride, passioni e smodatezze vissute – oltre che, ovviamente, nella Plaza de Toros – nei bar e nei caffè della ‘pamplonica’ Plaza del Castillo e nei ristoranti della città vecchia. Sono ormai entrati nel mito – ogni anno durante i Sanfermines gli aficionados di tutto il mondo vi si ritrovano compiendo alcoliche rimpatriate – il bar Txoko (ci vanno in prevalenza gli scandinavi), il Windsor (anglosassoni), ancor più un “must” (un obbligo andarvi) è il ben preservato, tanta Belle Epoque, Cafè Iruña (che però al ‘secondo’ Hemingway di Pamplona stava poco simpatico perché nel ’36 aveva ospitato le riunioni dei golpisti navarros), la Casa Marceliano (per il cui Ajoarriero Hemingway andava pazzo).

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