Turismo universale a Torremolinos e dintorni
Solo 14 chilometri – a destra l’aeroporto, a sinistra il mare e il Parador del Golf – separano Malaga da Torremolinos (ormai tutt’uno con Benalmàdena, anzi, sarebbe più saggio dare vita a un’unica Torremàdena…). Descrivere questo enorme centro balneare è problematico, per le dimensioni raggiunte, la varietà dell’offerta turistica a costi per tutte le tasche e un più che accettabile livello della bontà dei servizi e dei divertimenti proposti. È invece sicuro che se si organizzasse il ritorno alla Carihuela – la spiaggia più bella, animata e frequentata, villaggio di pescatori nemmeno tanto tempo fa – di un emigrante che la abbandonò prima del boom turistico, quantomeno il buon uomo si stropiccerebbe gli occhi. Ed è altrettanto certo che a Torremolinos – in un giusto rapporto qualità/prezzo dei prodotti turistici corrisposti – tutti si divertono: la turista tedesca in sfrenato shopping nelle stradine pedonali o al Mercadillo del giovedì (dietro il Mercato Municipale); il cassintegrato inglese che con gli stessi importi vive meglio al sole andaluso che tra le piogge del North England; il ricco sudamericano, multiproprietario di uno degli apartamentos multiproprietà sulla spiaggia del Bajondillo; la coppietta in viaggio di nozze che cena teneramente in uno dei tanti ristorantini lungo la spiaggia. Superata Benalmàdena (Mercadillo all’Arroyo de la Miel e il venerdì in calle Felipe Orlando) l’hotel, casinò e golf di Torrequebrada costituisce l’anticamera della Costa del Sol capitalista, ma non ancora blasonata. Prima di pervenire alla Milla de Oro di Marbella occorre lasciare alle spalle la collinare Mijas (5 stelle il Byblos Andaluz con ovvio golf, civettuola ma sa di finto la postmoderna mini Plaza de Toros) e Fuengirola (la fortezza di Suhayl, costruita dagli Almoravidi nel X secolo, non sfuggì certamente ai reportages geografici di Al-Idrisi).
Marbella, “sogno” sempre attuale
Ma ecco Marbella e la sua dorata costola nautica, Puerto Banùs, in un cocktail di miti e nobiltà, petrolio e sceicchi, tanta ricchezza ma anche tanti voglio ma non posso; mondanità, lusso vero e finto, moda, sostanza e apparenza, speranza di vedere il vip e politica (lo scomparso Gil y Gil, suo sindaco nonché presidente dell’Atletico Madrid, vi si sbizzarrì inventando partiti politici locali, favorendo la corruzione e improvvisando pulizie etniche notturne operate da una decisa polizia municipale).
Niente paura, comunque, Marbella non è soltanto il Marbella Club, vip-hotel divinato qualche lustro fa dal principe Alfonso di Hohenlohe (in coproduzione con la moglie Ira von Furstenberg) per le frivolezze di don Jaime de Mora y Aragòn, alias Fabiolo. A Marbella c’è posto anche per i tanti signori Rossi o Garcìa o Smith, nei curati ristoranti della Plaza del Ayuntamiento e in calmierati hotel 3 stelle, oltre che al canonico Mercadillo (fianco allo stadio Utrera Molina, il lunedì). E dopo aver passato in rivista gli yachts di Kashoggi e altri, nello stesso Puerto Banùs si può stare all’altezza (parlandone poi per tutto l’inverno agli amici del bar) pranzando alla Taberna del Alabardero (menu del dia, almuerzo – seconda colazione, 22 €; menu degustaciòn, 45 €). Dopo Marbella la Costa del Sol prosegue – attraverso San Pedro de Alcantara ed Estepona – verso il Peñon, la mitica non meno che storica Rocca di Gibilterra.
(16/06/2011)