Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

La feroce gioventù

La feroce gioventù di Cesare Fiumi, Dalai editore, pagine 176, Euro 16,50.” width=”186″ height=”270″>La feroce gioventù di Cesare Fiumi, Dalai editore, pagine 176, Euro 16,50.Un ritratto della società italiana di oggi, fatto da un giornalista e scrittore. Cesare Fiumi nel suo libro descrive con lucidità e freddezza la cruda realtà di un Paese che senza più maestri osserva il suo declino. La cronaca dei giornali ci propone quotidianamente fatti come quello accaduto nel grossetano dove quattro ragazzi picchiano e riducono in fin di vita un carabiniere. Il libro, partendo dai fatti di cronaca, fotografa una generazione di adolescenti allo sbando, … Leggi tutto

La feroce gioventùLa feroce gioventù
di Cesare Fiumi, Dalai editore, pagine 176, Euro 16,50.
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La feroce gioventù
di Cesare Fiumi, Dalai editore, pagine 176, Euro 16,50.

Un ritratto della società italiana di oggi, fatto da un giornalista e scrittore. Cesare Fiumi nel suo libro descrive con lucidità e freddezza la cruda realtà di un Paese che senza più maestri osserva il suo declino. La cronaca dei giornali ci propone quotidianamente fatti come quello accaduto nel grossetano dove quattro ragazzi picchiano e riducono in fin di vita un carabiniere. Il libro, partendo dai fatti di cronaca, fotografa una generazione di adolescenti allo sbando, stordita da potere e voglia di apparire e che riesce a reagire alle frustrazioni solo con la violenza.

Una qualsiasi notte italiana. Tre amici litigano per un po’ di fumo e un cappellino non pagato. Per il più giovane, ancora minorenne, è la condanna a morte, eseguita con un’efferatezza da film dell’orrore. Si parte da qui, da un feroce episodio di cronaca del profondo Nord, per raccontare – storie alla mano – la crescita zero di una generazione di spaventosi e spaventati che sta cambiando i connotati al comune sentire di un Paese che, senza più maestri e in piena emergenza educativa, osserva indolente il suo declino, rinunciando al suo futuro. Una generazione che stiamo perdendo, ragazzi tra i 15 e i 25 anni che, anche se fa male ammetterlo, sembrano quasi il frutto di una mutazione antropologica. Un risultato magari non cercato ma che sta bene a tanti, cui si è giunti penalizzando merito e profitto, per non parlare di istruzione e ricerca: ragazzi allo sbando emotivo storditi da sogni (destinati a restare tali) di soldi, potere e apparire. Mine vaganti che prima o poi presenteranno il conto a chi se le è dimenticate.

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«Anche quei due sembrano non avere radici: quasi una specie mutante, generazione cresciuta nel niente, in un Paese dove s’è smesso da tempo di seminare (e di coltivare) per quelli a venire. E dove, anzi, s’è messa una pietra tombale sulla pietà e sui principi, sui comportamenti e sui doveri morali. Scavando una fossa al futuro, simile a quella dove il terzo di loro è stato appena seppellito in un sacco. Dagli altri due.»

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