Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Marocco. “Up and Down” tra monti e deserto

All’apparenza, un Marocco “minore”; nel senso di località meno note, ma non per questo meno frequentate. Con la scoperta di set hollywoodiani, remote casbah, panorami alpini e fantasmagoriche improvvisazioni della natura

Un tetto di paglia, canne e sassi
Un tetto di paglia, canne e sassi

Proprio bella, la gita in Marocco, demiurgo e cicerone il Bruno Alegi della Todrà, uno di quegli antichi tour operator (di nicchia, quindi molto “know how” e attenzione al dettaglio) programmanti solo posti che (oltre ovviamente a piacergli) avevano ben frequentato, vuoi per aficiòn viaggiatoria o per vicende personali o più semplicemente lavorando per la compagnia aerea di bandiera o per l’ufficio turistico di quella destinazione.

Con il Bruno al comando (come si addice a un ufficiale, e lui lo è per davvero, tanto da esibire un’alta onorificenza concessagli dal sovrano del Marocco) si è viaggiato da Fes a Marrakech (oggetto di commento nella prossima puntata) senza farci mancare nulla (ma ‘Hony Soit’ il malizioso lettore che pensasse a peccaminosi bunga bunga, quando mai! Stanchi come eravamo a fine giornata e con quel che sarebbero costate le indigene, nipoti o solo conoscenti di presidenti egizi). Più seriamente, si è culturalmente scorrazzato tra Ksar (villaggi cintati) e deserto, Riad (ex case “da sciur” del posto oggidì residenze ‘à la page’ per turisti chic stanchi dei soliti alberghi) e verdi paesaggi di montagnosi altopiani sovrastati dalle nevi.

Sulle nevi di Ifrane

Gorges du Dadès, le Gole del Dades
Gorges du Dadès, le Gole del Dades

Bucolico l’inizio della trasferta. Dai 500 metri di altitudine della (non per nulla gemellata con Firenze) colta Fes (a dar retta alla guida la sua università sarebbe ‘decana’ di quelle di Oxford, Sorbona e Bologna, le solite puñetas su chi è più antico) si sale per una settantina di chilometri ai 1700 della vacanziera Ifrane (c’è pure un impianto di risalita per sciare). Un posto, appunto, tipo Chamonix, inventato nel Medio Atlante (fine anni Venti) dalla Nomenklatura del Protettorato francese (1912- 1956) vogliosa di un po’ di frescura. Tornati in Francia, per sopraggiunta indipendenza del Paese da loro “protetto” (benedetta politica, quante oscenità si nascondono dietro onesti sostantivi) i funzionari del Maresciallo Lyautey, primo Residente e Governatore del Marocco, cedettero le case alpine con tetti ampiamente spioventi (un po’ di fantasia e vedi affacciarsi la Heidi) ai borghesi vip e ai cortigiani della regnante dinastia Alaouita. Se a quanto sopra si aggiunge la successiva costruzione di una ‘reggia di montagna’ si comprende facilmente che non è eccessivo definire Ifrane la Sankt Moritz del Marocco.

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Tra le Casbah dell’Unesco

Tintori nella medina di Fes
Tintori nella medina di Fes

Ma il nostro (chilometricamente ben più modesto, con quella partenza dall’imperiale e non lontana Fes, solo la meta finale combacia) Marrakech Express volge alla fine. Poco prima della già citata Ouarzazate, stop alla Kasbah dell’oasi di Skoura, meglio scattare alcune foto che dar retta al cicerone (dice che gli abitanti sono Berberi dalla pelle scura, da cui il nome… mah, o forse ha ragione, ma mai fidarsi).

E poco dopo Ouarzazate l’affascinante e decaduta Ait Banhaddou (lo so, un filino ‘turistica’ quindi, per me, disneyana, ma bella è bella, eppoi l’Unesco mica l’avrebbe nominata Patrimonio dell’Umanità se troppo ‘mickey mouse’). Belle le tante Kasbah (si dice del XVI secolo), fortificate da torri, merlature e alte mura ocra-rossicce. Si risale sulle quattro ruote, meta Marrakech (1 – continua).

(14/07/2011)

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