Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Mal di spiaggia

Via, a nuoto, sulle onde, sin quando la riva è una linea appiattita. Via, per assentarsi – almeno per un po’ – dall’inevitabile estivo “impacchettamento” umano della spiaggia. Salvo poi scoprire che i metri ripercorsi tornando, consentono una visione più rilassata. In fondo, più disponibile

Mal di spiaggia

Trascorro qualche giorno marinaro nella riviera ligure di ponente, com’è d’uso per molti lombardi nei fine settimana estivi. Non ho mai cercato il sole né l’abbronzatura né la compagnia, in spiaggia, ma solo l’ombra di un compiacente ombrellone e l’acqua del mare. Appena arrivata ho cominciato a nuotare finché non sono stata a circa trecento metri dalla riva. Volevo sincerarmi che il titolo della mia rubrica avesse un senso. L’idea mi era venuta qui un anno fa, in questo esatto punto presso questa boa che segnala i trecento metri dalla riva, perché da questa distanza la prospettiva cambia in modo radicale. Poi avevo pensato che trecento metri sono troppi, che non è sempre necessario arrivare qui per effettuare buone osservazioni. Così mi ero avvicinata e dopo un congruo numero di bracciate mi ero resa conto che cento metri bastano e a volte avanzano. Non ci vuole molta distanza per abbracciare una proficua originalità di vedute; ci vuole una mente allenata, capace di dare un taglio diverso a ciò che è sotto gli occhi di chiunque. Sembra banale, ma è tutt’altro che così. Anche la banalità, come il guizzo della visione creativa, ha la propria sede nella mente dell’osservatore.

Dai cento metri, in giù

Mal di spiaggia

Un tempo soffrivo di mal di mare, poi ho conosciuto certa fauna e ho cominciato a soffrire di mal di spiaggia. Così ho scelto di tuffarmi ed è così che sono arrivata ai famosi trecento metri, che poi si sono ridotti a cento. Infine ho pensato che ero pronta per riemergere, e l’ho fatto. Nel partire, quest’estate, guardate tutto dai famosi cento metri, e fate subito dopo l’esercizio del riavvicinamento. Dapprincipio soffrirete del consueto mal di spiaggia, superato il quale potreste anche trovare una dimensione coabitativa con la fauna di cui sopra, che non è sempre e non è tutta così agghiacciante come sembra a una prima occhiata. Un ambiente, soprattutto turistico e soprattutto in estate, è inevitabilmente popolato anche di umani. Parte integrante del viaggiare è avere contatti con loro. Chi sa guardare con profitto da cento metri dalla riva sa anche avvicinarsi a essa, e ai suoi abitanti, con garbo e lungimiranza.

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