Ahi… Soledad!
Ma eccoci a Santiago, per un soggiorno che vale la pena raccontare, sia per il clima politico che si respirava, sia per alcuni episodi goliardico-boccacceschi (raccontabili perché questo è un web magazine di mondo) non infrequenti tra gli italici “machos viaggianti” in occasione di avvenimenti sportivi. All’arrivo nella capitale cilena, oltre agli addetti al transfer e alla polizia posta alle nostre calcagna (dopo tanti blablabla rimbalzati dagli Appennini alle Ande, eravamo considerati alla stregua di pericolosi rivoluzionari bolscevici) a me e al Gianni – celebre cronista tennistico ma pure viveur – appare, bella quanto inattesa, la bruna Soledad. Dichiaratasi studentessa vogliosa di divenire guida turistica, la giovane (forse un po’ troppo) metterebbe volentieri a disposizione il suo know how (che si rivelerà precario, ma non era quello il punto) a favore mio e del mio amico. Abile e arruolata, Soledad ci accompagna in escursione a Viña del Mar, in riva al Pacifico e là giunti ci informa professionalmente che l’acqua poteva risultare per noi un tantino fredda.
Nel dicembre del ’76, a Santiago, si registrò l’unica vittoria italiana della argentea, “insalatiera” (che tale non è trattandosi di una di quelle grandi coppe, una Bowl, in cui gli Yankees amano mescere il Punch). Ma se la conquista della Davis fu agevole (4 a 1, capitano Pietrangeli, bella la sua ‘vuelta’ del campo esibendo il trofeo con i giocatori) per certo non fu tranquilla la partenza dall’Italia. Colpa di tutte quelle polemiche (raccontate nella precedente puntata) con la sinistra del Belpaese decisa a boicottare, rinunciando alla trasferta, la dittatura imposta al Cile dal generale Pinochet mediante un cruento Golpe, avvenuto nel settembre di tre anni prima. Per fortuna il buon senso (qualche retorico scriba direbbe “lo sport”) prevalse sull’ipocrisia, datosi che, anche chi in tivù e sui giornali si batteva affinché non si incrociassero le racchette coi Cileni, a telecamere spente e rotative ferme incitava gli “azzurri” a tornare con la Coppa.
Per finire, cronisti “politici”
Quanto ai pomeriggi, struscio, shopping e ‘piropos’ (galanterie) in Providencia, la Avenida ‘bene’ di Santiago. Questa la dura vita del turista sportivo; né sfangavano di più i giornalisti con tutto quel tempo che il fuso orario concedeva. Ma non si vive di sole birichinate. Tant’è che un bel mattino del dicembre del ’76 (per l’esattezza il 18) il mondo venne a conoscenza di un evento storico: l’Urss (implicitamente riconoscendo il regime di Pinochet, nonostante gli inviti a ignorarlo provenienti dal Belpaese) “scambiava” il dissidente Vladimir Bukovskji con il capo del Pc cileno Luìs Corvalàn. E fu così che, trasformati in cronisti politici, molti giornalisti della nostrana stampa tennistica furono spediti per maggiori info ai ministeri degli Interni e degli Esteri. Molti, ma non tutti: qualcuno, irreperibile, stava ancora dormendo in qualche Casa de Putas di Santiago. (2. Fine)
(12/08/2011)