Jacob Hunt è un adolescente autistico. Non sa interpretare i comportamenti e i gesti degli altri e gli altri non capiscono i suoi. Come molti ragazzi affetti dalla sindrome di Asperger, Jacob ha degli interessi spiccati, anzi ossessivi: la sua passione sono i casi giudiziari e più di una volta si è presentato sulla scena di un crimine per offrire il suo aiuto – spesso risolutivo – alla polizia.
Il fratello minore Theo, invece, è un tipo del tutto diverso, cioè… normale. Fin da piccolo però ha dovuto confrontarsi con le stranezze di Jacob e anche lui ha finito per sviluppare una personale ossessione: spiare le case degli altri, quelle delle famiglie diverse dalla sua, cioè delle famiglie normali, che a lui sembrano più felici. La sua gli sembra una famiglia con una vita troppo complicata, che diventa addirittura impossibile quando accade un fatto terribile: l’insegnante di sostegno di Jacob viene ritrovata uccisa, sul corpo segni di violenza.
Molti indizi sembrano condurre a Jacob, che finisce in tribunale, dove, inevitabilmente, tutti i segni della sua sindrome – l’incapacità di guardare negli occhi, i suoi tic, i suoi gesti compulsivi – vengono interpretati come indizi di colpevolezza. Ma che cosa è successo davvero quel giorno?
“Mia madre lo giustifica sempre, dice: Jacob è diverso da tutti noi. Ma vi rendete conto? E da quando essere diversi vuol dire che nella vita si entra sempre gratis? Il problema è che la diversità di Jacob non riguarda soltanto Jacob. È come quella volta che la camicetta rossa di mia madre stinse nel lavaggio, e tutta la mia roba divenne rosa: la sindrome di Asperger di mio fratello ha reso diverso anche me.”