Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Berlino, Gran Tour storico con amici (2)

Nella capitale della Germania riunificata il ricordo di Hitler ancora ossessiona. Ci si libera dagli schizofrenici discorsi del semidio nazista solo passeggiando nella magnifica Enclave del Sapere dell’Isola dei musei. E poi i monumenti ebraici, il Muro e il Checkpoint Charlie

La mitica Trabant disponibile per un
La mitica Trabant disponibile per un “safari” in città

Come già narrato, ho visionato Monaco, Augusta, Bayreuth e Lipsia. Belle, ma ovviamente la Highlight, direbbero gli Yankees, la massima attrazione della gita automobilistica restava Berlino, mèta turistica oggidì assai di moda oltreché capitale della Germania riunificata. Ricordo infatti ai più giovani e ai non maniaci di storia che dal ’49 al ’90 esistettero ma non coesistettero la BRD, cosiddetta Germania Occidentale e la triste ma anche trista DDR o Germania Est, di cui alle storiche non meno che tragiche vicende del Blocco, eppoi del Muro di Berlino, della famigerata polizia segreta – scalognati i tedeschi orientali, finita la Gestapo cominciò la Stasi – e del Checkpoint Charlie. E si aggiunga, mini-nota di colore, quella sfigata auto chiamata Trabant (astrazione facendo dalla politica, basterebbe questo solo trabiccolo a dimostrare come si campava in un Paese del cosiddetto Socialismo Reale, oltretutto il più industrializzato tra gli omologhi al di là della “churchilliana” Cortina di Ferro).

Effusioni DDR e lattine calcistiche

La Porta di Brandeburgo, cartolina classica di Berlino
La Porta di Brandeburgo, cartolina classica di Berlino

Ho narrato in pillole il passato prossimo di Berlino sia perché senza un minimo di infarinatura storica si fa fatica a capire quel che si vede, sia perché, complici l’anagrafe e la curiosità, quegli avvenimenti li vissi con intenso interesse. Ma eccomi finalmente a compiere un sopralluogo che in occasione di un lontano blitz mi fu impossibile. Ero infatti già venuto nella metropoli di Federico II il Grande, Bismarck, Hitler, Marlene Dietrich e Honecker, sì, proprio quel fuhrer della DDR che con il sovietico Breznev scambiò un infinito, storico linguainbocca, ‘na schifezza allora assai praticata dai tovarich, come se non fosse già sufficiente nell’est Europa l’usanza di baciarsi tre volte). Ma il precedente viaggio altro non era stato che una fulminea trasferta sportiva per il remake di Inter–Borussia, un match ripetuto a causa della celebre lattina di birra tirata addosso a Bonimba, al secolo Roberto Boninsegna Centravanti Nerazzurro. Adesso, invece, ho tempo di girare e vedere, posso tentare di soddisfare qualche esigenza culturale.

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Sul “nuovo” aleggia l’ombra del passato

Mahnmal, il mausoleo dell'Olocausto
Mahnmal, il mausoleo dell’Olocausto

A Berlino, tanta, dicevo, la storia. Che ad ogni buon conto (breve inciso) non è quella Maestra di Vita che definì Cervantes: come accade con l’esperienza (una volta preso il primo raffreddore, e scoperto il perché, non dovremmo più soffrirne per il resto dei nostri giorni) la storia insegna poco, sennò dopo le prime polemiche (in antico greco Polemikòn significa guerra) tra Adamo ed Eva sarebbe dovuta seguire un’eternità di pace. Già, pace, ma a Berlino come fai a pensarci quando il ricordo di Hitler ti sovrasta e ti ossessiona ovunque tu vada? Pensi al folle fenomeno di questa meteora della storia dell’umanità (chi altro creò tanto “sfaccimme” nel mondo in solo una decina d’anni?). L’invasato “imbianchino” (ma mai lo fu) austriaco ti viene in mente mentre visiti quel che è restato della sua Berlino (ecco la Porta di Brandeburgo) o ammiri ciò che sorse dopo (il Mahnmal, mausoleo dell’Olocausto, Shoah, composto da 2700 grigi cubi di cemento). Ma anche ciò che mai esistette ti ripropone il fantasma del Fuhrer (l’immenso, faraonico progetto urbanistico di Germania, megacapitale del mondo, vaneggiato con Speer suo amato architetto).

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