Nell’isola dei Musei
Riesci a liberarti dagli schizofrenici discorsi del semidio nazista (tante volte proposti da Sky nell’History Channel) solo passeggiando in quella magnifica Enclave del Sapere dell’Isola dei musei. Tanti, tutti belli e anche se non faccio la guida raccomando di dare un occhio all’Altare di Pergamo e alla sfingea Nefertiti, ma anche i monumentali reperti di Babilonia convincono il visitatore a entusiasmarsi). Un invito a visitare i musei dell’Insel, dunque, ma si ricordi che c’è museo e museo: la lunga coda (più lunga di quella per vedere l’Altare di Pergamo) fianco al (si fa per dire) Museo di Madame Toussaud sulla storica Unter del Linden mi fa pensare che ormai (finite quelle naziste e comuniste che a Berlino sto rivivendo in diretta) siamo finiti schiavi della Dittatura dell’Immagine, comanda chi appare (non occorre più Essere) in tivù o pure in cera in un museo, beninteso sorridendo e coi capelli al carotene ben impalati (ma ‘ste cose le sapeva già quel volpone del doktor Joseph Goebbels massimo genio della propaganda che determinò l’ascesa al dominio del già menzionato Hitler.
Monumenti ebraici, per il “ricordo”
Ammirati i tanti palazzi del prolifico architetto Schinkel – e reso turistico omaggio alla statua del grandissimo viaggiatore e scienziato, Alexander von Humbolt, di fronte alla neoclassica università fondata dal fratello Wilhelm (biblioteca decimata dal celebre rogo dei nazisti nel maggio del ’33 – prima di dedicarmi alla Guerra Fredda e al Muro do un occhio alla Berlino ebraica (solita Sky History News, quante volte vista la “Notte dei Cristalli”?). Due i must, i posti da vedere: il già citato Mahnmal, inquietante distesa di grigio cemento e (dal 2001) il museo Ebraico, moderno edificio anticipato dal barocco palazzo di Giustizia in cui il celebre (non meno che illuso, ma almeno in quel caso gli andò bene, grazie all’intervento di Federico il Grande) mugnaio di Potsdam brechtianamente esclamò: “Ci sarà pure un giudice a Berlino”.
Checkpoint Charlie: nuove guardie per turisti
La Berlino, prima russa poi DDR, quel che resta del Muro (poco, quasi tutto venduto in mini reperti souvenirs finiti nel mondo, meglio così, almeno qualcuno che ricorda, c’è). Poteva un vecchio storiomane non soffermarsi a lungo (come un pirla) al Checkpoint Charlie? No per certo. Eccomi a ringiovanire (ciao Pepp) davanti alla storica scritta “You are leaving the American Sector”. Intorno allo scriba giovinotti di colore vestiti da Military Police e giovinastri camuffati da soldati dell’Armata Rossa timbrano farlocchi visti sui passaporti, vendono bandiere a stelle e strisce e/o con falce e martello, posano marzialmente fianco al turista in bermudas e infradito.
Sic transit la gloria della Storia, che almeno a Berlino dovrebbe essere Maestra di Vita (pensa tu).
(13/10/2011)