Giornalisti (paganti) uguali a Turisti
Con tanta domanda e così contenuta offerta (mica facile muovere tanti viaggiatori tra montagnosi bricchi eppoi farli dormire in strutture ricettive non eccessive) va da sé che a quelli di Cusco e Macchu Picchu non gli frega più di tanto l’offerta di giornalistiche prestazioni un tempo poco elegantemente chiamate ‘marchette’. Da quanto sopra si evince che per recarmi a (ri)ammirare le bellezze monumentali degli Inca nel cuore delle Ande, avrei dovuto persino pagare (terrorizzante eventualità esclusa dalla totalità degli scribi di viaggi & turismo) e siccome un’escursione di 2 o 3 giorni da Lima costa ormai una cifra (vedi la già citata legge della domanda e dell’offerta) ecco giustificata la mia defezione (peraltro senza pregiudizio per il lettore, che del Macchu Picchu può ormai trovare abbondanti descrizioni financo nelle stazioni del metrò).
Cusco e Macchu Picchu: turisti a gogò
A tenermi stavolta lontano dalle Ande, oltre al documentato “rischio banfone” (di respirare con difficoltà come un qualsiasi cane San Bernardo) aggiungevo poi basse questioni di soldi. Accade infatti che nessuno ormai regala più niente, con il risultato che persino gli scribi di turismo (un tempo scorrazzanti tra invitanti – aggettivo derivante da ‘invito’ – tartine e canapè, notti e mangiate a sbafo) fanno fatica ad andare in giro gratis. Se poi si parla di andare a vedere il Macchu Picchu le possibilità di non scucire la grana (o quantomeno di non dover accendere un mutuo) sono nulle o quasi. Facile il perché. Questa destinazione è divenuta celeberrima, costituisce una delle più richieste ‘highlights’ del turismo mondiale, tant’è che chi promuove l’incoming peruviano la usa ormai come ‘bandiera’ e punta a indirizzare i viaggiatori verso tanti altri posti visitabili in questo grande nonché bel Paese (ad esempio le mète della mia trasferta nel Perù, Trujillo nel nord, e l’immensa Amazonìa a est).
Fra breve, Perù “on-line”!
Questo secondo viaggio nel Perù che mi accingo a narrare (in quattro puntate) comprende pertanto Trujillo, l’Amazonìa (Iquitos) e la capitale Lima (stavolta apparsami assai bella). Ah, il mio mostruoso pallino per storia e geografia (sarò matto, ma considero la loro conoscenza una ‘condicio sine qua’ per capire uno scritto, farsi un’idea di un posto) mi suggerisce di ricordare che il Perù è (davvero) “grande”, quasi 1.300.000 chilometri quadrati (più di quattro volte l’Italia); conta poco meno di 30.000.000 di abitanti, confina con Ecuador, Colombia, Brasile, Bolivia, Cile, e infine – sito a una latitudine che raggiunge l’equatore, bagnato dal Pacifico e lardellato di tanti picchi delle altissime Ande – vanta differenze di clima e habitat a dir poco incredibili. Per andarci? Più di 11 ore di volo no stop sul Charco da Madrid o Parigi o Amsterdam spendendo (a partire da) 700 euro (ormai pagano anche gli scribi, che schifo).
Per tutto il resto seguitemi alla prossima puntata giovedì 12 gennaio. (05/01/2012)