Terrasanta: Una vita in discesa …
È bastata la fortuna di poter entrare nella dimora di una tessitrice e ascoltare la sua storia. O meglio, un breve spaccato di vita che basterebbe per riempire l’intera esistenza di molti. Una donna allegra, di circa ottant’anni, con una vitalità sorprendente, sul volto un sorriso che illumina. Vive insieme al marito, con cui condivide gioie e dolori da più di mezzo secolo. Un marito che dopo una vita di duro lavoro, sacrifici e rinunce, negli ultimi anni pare più fragile. La malattia, l’età che avanza lo rendono puro e trasparente, con la tranquillità di chi non se la sente più di muoversi da casa, guidare o fare tutti quei lavoretti che hanno facilitato così tanto la vita della famiglia, di una figlia dedita e sempre presente, la migliore che due genitori possano desiderare di allevare, e dei nipoti. Un uomo cui capita di non riuscire a trovare le parole, dimenticare il motivo per cui è uscito di casa o avere difficoltà nel capire dove si trova se il luogo non è completamente familiare; un uomo che ha servito l’esercito per tanti anni, un uomo forte, che nel tempo si è addolcito e non ha più paura di mostrare le sue debolezze. Un uomo tanto amato, che alla sua presenza associa necessariamente quella della moglie, cui non è permesso allontanarsi per troppo tempo.
… che ha trovato il suo sostegno
E una donna altrettanto forte, che nessuno ha mai visto cedere o lamentarsi, neanche quando non riusciva a dedicarsi un attimo per il troppo lavoro che un marito dal tenero pugno di ferro ed enormemente attivo fino a qualche anno fa comportava. La stessa donna che ora rifiuta senza rimpianti il semplice piacere di qualche ora fuori casa, perché il marito si stancherebbe seguendola, né le attraversa la mente la possibilità di lasciarlo solo. Un’incredibile donna, sarta di mestiere ma da sempre tuttofare, perennemente felice e forte, nonostante i pensieri e timori che forse nasconde nell’anima, disponibile con tutti e la cui casa è sempre aperta, generosa oltre ogni misura ed umana più di quanto si possa mai descrivere.
Tessere? È il mio lavoro. Eppure ieri …
Questi sono la donna e l’uomo che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino, con cui ho potuto parlare e di cui ho udito il racconto che spero rimanga sempre nella mia memoria: “Vedi, io sono una sarta, ho sempre cucito vestiti, cuscini, fodere e molto altro fin da giovanissima. E’ quello che ho sempre fatto e che so fare bene, ho foderato l’ultimo cuscino qualche giorno fa. Eppure ieri mi è successa una cosa strana: non riuscivo più a ricordare come cucire la cerniera di un cuscino nuovo che volevo foderare: quante migliaia ne avrò cucite nella mia vita! Però non me lo ricordavo. Ho dovuto prendere un cuscino vecchio, disfarlo e copiare quello che avevo fatto. Allora sì che sono riuscita.”
Tenere bugie
Vedo con la coda dell’occhio un sorriso tenero e pieno di comprensione disegnato sulla bocca del marito, che a un certo punto interviene: “Ma è quello lì, quello lì che c’è sulla sedia?” “No, è quello che ho messo vicino al nostro letto. Vai a prenderlo, per favore.” E proprio in quel momento, guardando me che cercavo banalmente di consolarla spiegando come sia normale avere mille pensieri per la testa e logico non ricordarsi sempre tutto, mi ha detto: “Non è vero, in verità sapevo benissimo come cucire la cerniera, è proprio facile. L’ho fatto per lui, che a volte non si ricorda le cose; così non si sente solo. Se no si demoralizza sempre più e io non voglio che sia così”.
Amore sublimato
Le sue parole mi hanno squarciato il cuore, sono rimasta fulminata. Non sapevo cosa dire nel momento in cui il marito è rientrato con il cuscino e lei mi faceva vedere come era facile quello che non era riuscita a fare, mentre lui ridacchiava divertito come un bambino: non di lei, ma con lei. Non so cosa possa significare condividere anche questi momenti. So solo che quelle persone mi hanno fatto un grande dono senza nemmeno saperlo: a volte, un gesto insegna più di mille parole.A volte, si esce di casa e si ritorna, specchio di un’umanità che troppo spesso perdiamo di vista, presi come siamo da mille impegni non sempre essenziali.
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