Tozeur la gialla
Lasciando la città santa di Kairouan e dirigendosi verso sud, una tappa merita senz’altro la frizzante cittadina di Tozeur, nota per la sua particolare architettura, in mattoni gialli a rilievi geometrici, nonché per essere la zona di produzione dei migliori datteri del paese, tra cui spicca la qualità detta “dita di luce”. Anche qui si trovano tappeti a profusione, realizzati con lana di cammello, che riproducono per lo più motivi berberi. Ancora oggi a Tozeur gli occhi sorpresi dei viaggiatori possono imbattersi in donne affaccendate, vestite di un lungo abito nero che copre anche il capo, contrassegnato da una riga bianca, a indicare la provenienza da Tozeur, o da una riga azzura se la donna arriva dall’oasi di Nefta. Mentre gli uomini, con garbo e appena possono, manifestano la loro curiosità: passeggiando tra i vicoli di Tozeur, infatti, non è raro che un uomo anziano, maestoso nel suo incedere, con la barba bianca e avvolto da un mantello di pesante lana marrone, vi avvicini curioso di sapere da quale paese arrivate e che, dopo aver scambiato qualche parola in francese, vi saluterà cordialmente, augurandovi di proseguire il vostro viaggio con un “Que Dieu vous protège” . Le oasi di Tozeur e Nefta, a nord ovest del grande lago salato, Chott el Jerid, offrono agli occhi un palmeto incredibilmente florido. A sud est, si può completare il viaggio nel villaggio desertico di Douz, noto in tutto il mondo perché sede, a fine dicembre, del Festival del Sahara, occasione di incontro per Tuareg e Berberi che arrivano da tutti i paesi del Maghreb. È da qui che ci si spalanca innanzi un altro volto ancora di questo piccolo ma poliedrico Paese: l’emozionante universo del Sahara. (21/05/2012)
Sidi Bou Said, villaggio degli artisti
Dalla vita degli antichi romani evocata dai mosaici, si può ritornare al presente, concedendosi una rilassante escursione a Sidi Bou Said. Il villaggio apprezzato da André Gide e Paul Klee è situato in un punto panoramico da cui si gode la vista del golfo di Tunisi. Una successione di piccoli edifici bianchi, ravvivati dall’azzurro di porte e finestre, impreziositi dal gelsomino – che qui comincia a sbocciare a fine maggio – e dalla buganvillea, caratterizzano il volto di questa località. Curiosi i balconi, i “moucharabieh”, interamente chiusi, anche per consentire un tempo alle donne, non viste dietro le imposte, di “partecipare” alla vita sociale. Sidi Bou Said è una destinazione inserita in tutti i tour organizzati e quindi, anche qui, non mancheranno gruppi più o meno numerosi di turisti. Ma basta allontanarsi un poco dalle vie più centrali, per godere della armoniosa alchimia di profumi, suoni e colori che questa raffinata cittadina arabo-andalusa è in grado di comunicare. Ritornando verso Tunisi e passando accanto al Palazzo presidenziale, si possono visitare i pochi resti di ciò che è stata un tempo la città-stato di Cartagine: oggi rimangono tracce delle terme di Antonino, del teatro romano, di alcune ville. Ma ciò che colpisce chi oggi vi si reca è la posizione ideale sul mare, in zona collinare, protetta da una laguna.
Kairouan, dove l’Islam è più “dolce”
Una realtà che ci offre insieme il volto culturale e artigianale della Tunisia è rappresentata da Kairouan, terza città santa dell?Islam dopo le arabe Mecca e Medina. Grazie alla Grande Moschea edificata nell?anno 670, è meta di pellegrinaggio di fedeli e si afferma come importante centro di diffusione culturale a partire dal IX secolo. Ma la città è anche nota per la tradizione del suo artigianato e in particolare per i tappeti, di cui può vantare il primato della produzione in tutto il paese. Oltre alla splendida moschea, va senz’altro visitata almeno la più famosa tra le “Zaouia” (termine che indica un mausoleo o scuola coranica): quella di Sidi Sahab, altrimenti nota come mausoleo del Barbiere, cosiddetto perché ospita la tomba di un compagno di Maometto che usava portare con sé tre peli della barba del Profeta. Marmi, stucchi e maioliche tunisine contribuiscono a fare di questo piccolo edificio un vero gioiello, nel quale architettura e arte decorativa si sposano magicamente. Ma anche i souk qui conservano un’autenticità e un’atmosfera non riscontrabili altrove. Dopo aver ammirato i tappeti musivi del Bardo, qui ovunque si inciampa in bazar di tappeti di lana, cotone e seta. Oltre ai tappeti è il cibo che merita una particolare attenzione; da esplorare sono soprattutto le pasticcerie, accolti con estrema gentilezza e professionalità dai proprietari. La raffinata delicatezza dei dolci locali è sorprendente. Accanto ai “makrouds”, a base di datteri, un variopinto assortimento di piccoli pasticcini finemente decorati, sono di per sé un esempio di altissimo artigianato: troppo preziosi per essere consumati in un attimo.