Chiedo scusa per l’eccessivo spazio nel presentare l’isola delle Canarie da cui invio questa cartolina. Oltretutto non è colpa del mittente bensì dell’ampollosità, la bigotteria e la prolissità della Spagna cinquecentesca, così indaffarata a battezzare le terre, le isole e financo i continenti conquistati (di cui al ben noto impero condannato a non potersi godere un romantico tramonto del sole).
Un’isola dal nome altisonante
Scrivo da Santa Cruz, Canarie, ma l’accuratezza del cronista e la sullodata pignoleria ispanica impongono di precisare che mi trovo nella “Villa de Santa Cruz de la Palma, muy noble y leal ciudad” capoluogo dell’isola “Señor San Miguel de la Palma”. Padrino di cotanto battesimo nella primavera del 1493 fu l’Adelantado (una sorta di governatore di frontiera) de Canarias, don Alonso Fernandez de Lugo (ahilui per chi scrive, la Lugo di Galizia, non quella di Romagna). Messo in guardia il lettore dal confondere località e isole (Santa Cruz a Tenerife e Las Palmas a Gran Canaria) si aggiunge che dopo un po’ di tempo agli abitanti dell’isola tanta prolissità pesava, eppertanto il capoluogo si accontentò di chiamarsi Santa Cruz e l’isola divenne tout court La Palma (ancorché ufficialmente sia tuttora preceduta da un protocollare “Señor San Miguel de …”) alias la “Isla Bonita”. E non occorre molto per dimostrare che nell’arcipelago delle antiche isole Fortunate (o Giardino delle Esperidi) La Palma è davvero Bonita.
Spiagge vulcaniche e vegetazione rigogliosa
Nonostante la poca distanza de La Palma dal continente africano, e la comune latitudine con il torrido Golfo Persico e i Caraibi sovente devastati dagli uragani, la vite e il tabacco regalano edonistici piaceri. A Fuencaliente, poco lontano dal vulcano Teneguia (ultima eruzione 1971) si produce un bianco secco e deciso, corposo e profumato dolce, che si chiama Malvasía (nessun dubbio che la mediterranea Malvasia oltrepassò le Colonne d’Ercole).
Oltre al vino, l’allevamento del baco permette a La Palma di vantare un soddisfacente artigianato della seta, fiore all’occhiello in un ideale concorso di bellezza tra le Sette Sorelle dell’Atlantico. Notevoli anche il ricamo, la cesteria, articoli di legno, di pelle, di metallo e la produzione manuale, totalmente artigianale, dei sigari. Seppur non manchino belle spiagge di nera sabbia lavica e calette tra scogliere frastagliate ricordanti le recenti eruzioni, l’Isla Bonita non è vocata al turismo di massa. Invece dei Luna Park, degli Aqualandia e dei megacentri commerciali, La Palma offre panorami imprevisti e la visione di una flora ritenuta impossibile: in poco spazio banani e castagni, fichi e pini, ginepri e alberi tropicali.
Gustosa cucina di carne e pesce
Anche se il cosiddetto progresso è ovviamente arrivato nella più ‘esterna’ delle Canarie, i locali Fast Food e altri modernismi mangerecci non prevalgono sui bodegones e i ristoranti tradizionali. Per una gastronomia con carni di capretto e coniglio ma soprattutto maiale (“cochino con mojo y papas arrugadas”, bistecche con mojo, salsa di peperoni e patate; “costillas de cerdo con piñas, papas y mojo de cilantro”). E ovviamente pesce, dai croccanti calamaretti (chopitos) ai pagelli (sancochos) con salsa (mojo) più o meno piccante (rossa, per la carne e verde, per il pesce). E sulla tavola non mancheranno le canarissime “Papas arrugadas” (piccole patate che salate e scottate raggrinziscono). Alla dolcezza e ricchezza di madre natura (secondo gli antichi a La Palma – a quel tempo chiamata Junonia Maior – i frutti crescevano senza essere coltivati, ma gli agricoltori d’oggidì non sono dello stesso parere) si aggiunge la bellezza della capital, Santa Cruz de la Palma (eccetera eccetera, almeno secondo don Alonso Fernandez de Lugo).
Case e palazzi in stile andaluso-fiammingo
La città è davvero attraente grazie a vicende che le hanno dispensato ricchezze, non per niente è stata dichiarata Bene di Interesse Culturale, sotto la categoria di sito storico. Santa Cruz fu per secoli un punto di scalo sulla storica rotta marittima Europa–America, da cui traffici e commerci oltre che scambi culturali tra varie genti. La presenza dal XVI secolo di mercanti e navigatori fiamminghi (a quei tempi sudditi dell’imperatore spagnolo) favorì a Santa Cruz lo svilupparsi di un’architettura non reperibile nelle altre isole. E parimenti case e magioni, esternamente abbellite da un curioso non meno che piacevole stile fiammingo-andaluso, nell’interno non potevano che contenere un arredamento, statue, dipinti e altre opere d’arte provenienti da una regione europea, le Fiandre, culturalmente più cha avanzata. Fortunatamente un po’ di questo ben di dio è ancora ammirabile a Santa Cruz, La Palma. Anzi, la Isla Bonita.
Contornata da alti picchi, ecco un’immensa “caldera”
Prima di tutto la più nord-occidentale delle Canarie gode di un clima dolcissimo, quasi unico, una primavera eterna propiziata da correnti marine e venti, da cui un’esplosione di sole e di verde (tanto ben di dio è stato dichiarato Riserva della Biosfera).
A forma di pera capovolta, un po’ più piccola di Pantelleria e con un’ottantina di migliaia di abitanti, La Palma vanta tante particolarità e curiosità degne di interesse. Presenta le maggiori altitudini del mondo in relazione alla superficie e possiede un impressionante sistema orografico disegnato dalla Caldera de Taburiente, un cratere vulcanico dal perimetro infinito (28 kilometri, record del mondo) racchiudente verdissime pinete sorte su impensabili voragini e dirupi. La Caldera offre aria limpida e purissima, Parco Nazionale (custodente gli ormai rari Pini delle Canarie a rischio di estinzione) e su uno dei suoi picchi, il Roque de los Muchachos, 2426 metri, invia al mondo dati e informazioni un importante Osservatorio Astrofisico (con il telescopio italiano Galileo).
Info: www.visitlapalma.es/it/