Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Da Kristiansand a Oslo. Fascino continuo

Oslo

Occhi curiosi e un po’ romantici alla scoperta della capitale norvegese. Un puzzle inestricabile di bracci di mare, isole, penisole e costruzioni a pelo d’acqua o sulle alture. Una capitale giovane, etnica e rigorosamente conservatrice del proprio retaggio storico, nobile e marinaresco

Oslo Akrebrygge, il vecchio porto di Oslo e sullo sfondo il Municipio
Akrebrygge, il vecchio porto di Oslo e sullo sfondo il Municipio

Il risveglio è traumatico nel cuore della notte, ma l’idea di un week end fuori porta vale ogni minuto di sonno perso. I fari illuminano la strada ancora buia, che poco a poco si colora di luce davanti ai miei occhi.
Il giorno nasce mentre osservo i primi raggi di sole e un cielo limpido dai finestroni del gate, aspettando l’aereo che mi porterà ad Oslo.
Le città del Nord mi hanno sempre affascinata, anche se non ho mai avuto una particolare predilezione per il freddo; credo che tutto abbia avuto inizio con la mia immaginazione di bambina, con le fiabe di elfi e fate nei boschi, la neve bianca e la calda atmosfera del Natale.

Dall’alto, un paese di gnomi e fate

Oslo Il monolito del parco di Vigeland. Foto: Nancy Bundt / VisitOslo
Il monolito del parco di Vigeland (Ph: Nancy Bundt )

In poche ore vedo rami di un mare blu congiungersi con la costa frastagliata, con ogni suo anfratto, fino ad arrivare al lembo più nascosto ed intimo; come due amanti, mare e terra non si bastano mai: si cercano, si disperano nello scontro continuo che dà vita, dolce e violento, scandito dal fragore delle onde sulla roccia. Poco oltre, il verde scuro degli alberi si tinge, punteggiato dal rosso dei primi tetti, talvolta coperti di terra ed erba, a non distinguersi dal prato; casette variopinte si ergono fiere anche sugli isolotti più piccoli, fanno pensare a pescatori solitari che arrivano alla costa con le loro silenziose compagne, le fedeli barche che li aiuteranno a vendere il frutto del loro faticoso lavoro. Sotto il mio sguardo il mare diventa terra, roccia, umanità. L’aeroporto di Torp è a meno di due ore di bus da Oslo, scendo da ali di metallo per cavalcare un serpente di cemento tra i boschi freschi e verdi, distese di campi e prati in fiore.

Oslo dal cuore ferito

Oslo Il palazzo del Parlamento
Il palazzo del Parlamento

La pioggia bagna il viso mentre cammino su Karl Johans Gate trascinando un piccolo trolley; le nuvole grigie sembrano scendere dal cielo a inghiottire edifici e mura, tutto ha lo stesso colore. Gruppetti di giovani e adulti sfilano tra i negozi del centro, quasi tutti sulla via principale e su quelle parallele; gli ombrelli arcobaleno vincono la monotonia di una fredda giornata d’estate. La grande tigre dalle fauci di metallo sembra osservare tutto dal centro della piazzetta; i passanti, i tram, i bus, l’ufficio del turismo. Dopo un paio di chilometri supero il Parlamento, ancora memore delle recenti ferite; la facciata è inesistente e si nasconde dietro teloni che ne riportano le fattezze, a coprirne il dolore. Mi ricorda le ragazze arabe di cui ho letto, sfigurate dai mariti ancor prima che dall’acido, nascoste dietro un velo. La strada dritta e sempre uguale si scioglie e circonda il Palazzo Reale, dove le guardie marciano, serie nelle loro uniformi. Finalmente raggiungo West Oslo, dove si trova il mio hotel; zona signorile e un po’ retrò, dal fascino vittoriano, è rispecchiata pienamente dallo stesso albergo, curato all’esterno e decadente nel suo cuore; gli edifici sembrano tutti storici e un po’ barocchi, imponenti e severi svettano sulla strada: bianchi, gialli e grigi. Boutiques di vestiti, abiti da sposa e antiquariato, espongono le loro merci all’esterno, appese o appoggiate su mobiletti; piccoli caffè e ristoranti nascosti in scantinati fanno respirare l’atmosfera afro-americana di locali jazz e blues.

Salmone? No: merluzzo, trote e renne

Oslo Lo stoccafisso norvegese
Lo stoccafisso norvegese

Il chiarore del pomeriggio mi accompagna fino a mezzanotte, quando, stanca, cerco di chiudere al di fuori le ultime luci del sole, che fa capolino nuovamente nelle prime ore del mattino. Il porto mi attende pieno di vita ai piedi della collinetta che lo sovrasta: edifici moderni in vetro e acciaio, ristoranti e fast food brulicanti di gente, ragazzi che regalano campioni di bevande energetiche e cioccolato, meduse arancioni che popolano il canale. Una piccola imbarcazione carica di ghiaccio e pesce freschissimo fa bella mostra di sé nella parte finale del porticciolo, che si apre alla piazza; nel suo ventre un ragazzo biondo vende consigli e un ricco bottino.
La musica di un gruppo di ragazzi fa da colonna sonora fino alla cima del minuscolo promontorio. Poco più avanti, angoli dal sapore antico, circondati da mura ricostruite ad arte, profumano di buon vino e cibo di tradizione europea; tentano il palato e appagano la vista, purtroppo con prezzi degni di un vero stipendio norvegese, in media il 25% più alto dei nostri. Contrariamente alle aspettative, il famoso salmone non è uno dei piatti forti della tavola dei norvegesi: si trovano più spesso altri tipi di pesce, come il merluzzo o la trota; causa forse il breve soggiorno, nessuna pietanza veramente tipica è sembrata prevalere sulle altre, tranne forse per alcune preparazioni a base di renna o alce. Dopo cena, una passeggiata con il sole ancora alto inganna la mente; controluce, le acrobazie di ragazzi con lo skateboard sul lungomare sono macchie di inchiostro su una pagina dorata.

Bancarelle e negozi per locali e turisti
Oslo

Il sabato mattina Oslo si trasforma in un mercato coloratissimo: niente cibo, ma libri, vestiti, profumi, calzature e suppellettili in generale. Il tutto gestito in maniera curiosa: fuori da ogni negozio si trova la relativa bancarella piena di merce scontata. Migliaia di persone riempiono la strada, passando tra tunnel di fiere letterarie itineranti, turisti curiosi si guardano attorno spaesati. Alcuni stand vengono letteralmente assaltati da giovani ragazze che si tuffano disordinate in montagne di vestiti che le povere commesse tentano invano di ricomporre, consolate solo dagli incassi stratosferici. La pioggia batte sempre più forte sui teloni e costringe ragazzi e turisti a rifugiarsi in stazione. All’interno, il caotico viavai di chi arriva e chi parte, che scorre tra supermercati, edicole, negozi e piccoli ristoranti; senza accorgermi, passo un’ora in un negozio di arredamento e design ispirato alle linee e ai materiali semplici del Nord Europa. Ma è il pomeriggio a riservare le sorprese della Oslo più vera: passeggiando verso i quartieri ad Est è impossibile non perdersi tra i muri coloratissimi e pieni di graffiti che caratterizzano la zona più degradata della città; edifici che portano segni evidenti del tempo che passa, si alternano a casette basse e colorate, gialle e rosse.

Stranieri a Oslo. Col loro personale rione

Oslo Camminando lungo il fiume Akerselva. Foto: Oslo Kommune Friluftsetaten
Camminando lungo il fiume Akerselva

Come in tutta la città sono immancabili i fiori ad ogni finestra, in prevalenza orchidee; c’è addirittura chi costruisce un davanzale interno su cui esporre vasi e suppellettili, dietro il quale una tenda copre il mistero del focolare. Bottiglie, vetri e lattine al bordo dei marciapiedi, sedie rotte e parti di vecchi divani si accumulano agli angoli dei condomini. Cani e ragazzi giocano nei parchi pubblici.
Come una lunga arteria il fiume Akerselva irrora il cuore artistico di Tøyen e Grünerløkka; improbabili locali fatti di scarti e mobilio recuperato offrono ristoro a visitatori più curiosi dell’esperienza che del caffè. Opere d’arte poco acclamate riempiono il fiume: sedie rotte decorate sono fissate nella sabbia delle anse, reti da pesca e barchette in miniatura ondeggiano insieme a lische di pesce in ferro, nascoste tra gli arbusti della riva sbucano sculture metalliche astratte, fatte con martelli, telai e parti di vecchie biciclette. E’ la zona in cui si concentra la maggior parte della comunità straniera residente nella capitale; i vicoli sono pieni di negozi e ristorati etnici; il profumo dei kebab riempie l’aria fresca del tardo pomeriggio; non ho lasciato il cuore in città, ma il tempo sembra volare tra verde e cemento, acqua blu e bollenti tazze di caffè turco, ultime immagini di una Oslo da cartolina.
info: www.visitnorway.it/

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