Questa rubrica è la storia di come si è viaggiato nella Storia. È una storia che parte e si addentra soprattutto, ma come vedremo non sempre, nel Medioevo perché è da questo che spesso – inconsapevoli o erroneamente consapevoli – traiamo le nostre radici. Quando ogni mattina ci abbottoniamo una camicia, quando indossiamo un paio di occhiali, quando scrutiamo distrattamente l’ora in un orologio a lancette, quando preghiamo in una chiesa inginocchiati e a mani giunte è con il Medioevo, con le sue piccole grandi invenzioni quotidiane, che noi ci allineiamo.
L’uomo dell’Età di Mezzo non stava fermo
Dell’Età di Mezzo si dà credito ancora a troppe vulgate facili, a troppi luoghi comuni, topoi da smontare e sovvertire in un paziente e attento lavorio decostruzionista, volto non a distruggere sterilmente, ma a edificare su fondamenta solide. In questa Era variegata che percorre i continenti in una commistione di lingue ed etnie in movimento, l’uomo moderno ha creato il singolare stereotipo dell’immobilismo medievale. L’uomo medievale non stava fermo, era l’Homo viator per antonomasia. L’uomo medievale viaggiava per cercare qualcosa, ma non sempre e non necessariamente materiale, poiché il viaggio era gremito di simbolismo e di rimandi, di riflessioni e di estasi. Era un viaggio semiotico. Poteva essere anche un cammino di salvezza, quello soteriologico dell’anima o quello drammatico della vita fisica, ma poteva essere pure il desiderio di scoperta, l’esigenza di carpire informazioni, l’entusiasmo di apprendere dai grandi maestri sparsi per l’Europa o la vocazione imprenditoriale di fare commercio.
Il cammino di vescovi, monaci e religiosi
Allora si scopre un’epoca fatta di impervi tragitti a lungo raggio dove popolazioni intere – cosiddette “barbariche” – si spostavano per migliaia di chilometri in quelle che gli studiosi tedeschi hanno definito Völkerwanderungen. Si scoprono le cavalcate lunghe mesi di vescovi, monaci e religiosi che partivano per convertire i pagani o ancor peggio gli Ariani. Per le piazze affollate e rumorose del Basso Medioevo si potevano incontrare studenti di ogni paese che affrontavano cammini lunghissimi per raggiungere le più prestigiose università medievali, ebbre di Aristotelismo, Scolastica, Diritto e Teologia. Non era infatti inconsueto imbattersi in gruppi di clerici vagantes, giovani indisciplinati, poeti e goliardi, che con tonsura e cocolla da chierici erravano per le città rapiti da una coppa di vino, dal gioco dei dadi o più spesso dalla beltà femminile. Così la catarsi trovava compiutezza nel pellegrinaggio e man mano, invocati da uno dei massimi poteri del tempo e soprattutto dall’ideologia, le fila di viandanti si allargavano, portando in Medio Oriente e sulle coste africane nobili e disgraziati, re e delinquenti, santi e cavalieri che arrivarono pure a inventare istituzioni nuove e figure paradossali dando la Croce – e la spada – a strani monaci che mantenevano il voto di castità e facevano la guerra.