Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Fate largo che passano i giovani…

Cosa c’è di meglio, dopo una lunga giornata dedicata a Mercurio di concedersi ai piaceri di Bacco e di Venere in compagnia degli amici? Studio e divertimento sono due facce della vita universitaria

Fate largo che passano i giovani...

Il Codex Latinus Monacensis 4660 è un manoscritto pergamenaceo e di fatto è una ricca silloge di brani poetici anonimi composti tra il XII e il XIII secolo da autori diversi, divisi in tre macrosezioni tematiche. La prima raggruppa le liriche di argomento satirico e morale mentre la seconda, non a caso la più ampia, è dedicata ai temi amorosi che spaziano da coloriture erotico-licenziose sino a toccanti rime sentimentali in lingua latina e in qualche caso anche in tedesco antico. La terza parte, infine, raccoglie componimenti di vario genere, soprattutto di ambito conviviale o incentrati sul gioco. Definita comunemente “poesia goliardica” è, tecnicamente, anonima perché non firmata anche se è stato possibile dare un nome e restituire un’identità ad alcuni di questi clerici vagantes, grazie a riferimenti sparsi in altre opere. Emergono così, al di là dell’attraente vulgata che vedeva in questi artisti-viaggiatori giovanotti dissoluti e un po’ scapigliati, dediti ad alcool, al gioco e alla lussuria, i profili raffinati di personalità notevoli.

La leggerezza della cultura

Fate largo che passano i giovani...

Certo, grandi intellettuali, ma anche tutti instancabili viaggiatori, goliardi e canzonatori che facevano della poesia – in realtà del canto, perché i componimenti erano destinati all’esecuzione musicale – un mezzo pungente di satira politica, di parodia così come di contestazione in un mondo quanto mai effervescente e che si prestava suo malgrado ad essere ridicolizzato da menti sottili e penne – dovremmo dire piuttosto “stilo e calamo” – taglienti e impietose. Ma accanto alla disarmate critica e alla spassosa caricatura, celate da un tutelante anonimato, i clerici vagantes danno sfogo anche ai loro pensieri materiali e carnali, al divertimento e allo svago, alle attività ludico-ricreative e al sesso in una società fatta di carne e passione quanto la nostra, ma che talvolta si trovava a lottare contro se stessa per quell’anelito alla spiritualità e al trascendente così faticosamente perseguito.

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In viaggio per conoscere

Un duo di
Un duo di “clerici vagantes” moderni (Credit: spettacoliatuttotondo.it)

I clerici vagantes cercavano la conoscenza, ma cercavano anche il piacere e il divertimento laddove questo potesse declinarsi sempre in nuove e inaspettate forme. E il modo migliore per farlo era appunto quello di viaggiare, di vagare, di spostarsi da una città all’altra. Furono in origine le università, istituzione nuova e assolutamente medievale, a stare alla base della scaturigine del fenomeno. Come talvolta accade ancor oggi, alcuni giovani decidevano di andare a studiare in atenei illustri per il prestigio dei propri magistri e per l’ottima formazione assicurata, che già allora si sperava foriera di buone opportunità lavorative. Ma a differenza di oggi per gli studenti del Medioevo questa era una necessità di fatto quasi ineludibile, giacché le università erano molto meno numerose e anche i professori erano pochi in proporzione agli attuali, così la loro reputazione richiamava giovani da tutta Europa. Un’Europa che a quel tempo corrispondeva a tutta la Christianitas. (2 – Continua)

(10/10/2012)

 

* In Viaggio con la Storia è una rubrica che racconta il significato del viaggio nei tempi passati, quando muoversi era una necessità e non ancora un piacevole svago. La rubrica è curata da Jennifer Radulovic, Dottoranda di ricerca in Studi Storici e Documentari di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi di ricerca vertono principalmente intorno alla storia militare e a quella dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale.

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