La bontà del caffè napoletano è rinomata in tutto il mondo. E dove, allora poteva aprire un museo dedicato alla macchina da caffè espresso? A Milano! Già, perché probabilmente non molti sanno che la macchina che troviamo in tutti i bar italiani e anche, sempre più, in quelli all’estero è stata inventata da Luigi Bazzera proprio nel capoluogo lombardo. Era l’anno 1901. Non sarà allora il MoMA di New York ma il MuMac. Nel suo piccolo è di grande importanza perché è il primo museo al mondo di questo genere in circa 1.700 metri quadrati di un ex capannone industriale a Binasco, vicino a Milano, ottimamente recuperato dall’architetto Paolo Balzanelli e dall’ingegnere Valerio Cometti, con la sua architettura curvilinea e allestito elegantemente ai suoi interni con grande impiego di tecnologia. Sono esposti circa duecento modelli differenti, alcuni risalenti agli albori, altri ipermoderni nel loro design e supertecnologici. Inoltre sono stati organizzati un archivio storico di oltre 15.000 documenti selezionati e catalogati, una biblioteca di oltre 500 volumi sulla storia del caffè e il merchandising di ogni modello presentato.
Visite e degustazioni
Il MuMac si trova nell’area dello stabilimento Cimbali, uno dei produttori storici di macchina da caffè ma non è un museo aziendale perché nei progetti non dovrà essere solamente un centro di esposizione visitabile con guide su appuntamento, aperto a scuole, studiosi e appassionati ma anche un polo culturale dove si organizzano degustazioni, presentazioni, laboratori e corsi di formazione. La direzione è stata affidata al professor Andrea Kerbaker.
Il museo accoglie gli esemplari di case costruttrici italiane ancora presenti sul mercato come: La Pavoni,La Victoria Arduino, Bezzera, La San Marco, LaCimbali, Rancilio, La Marzocco, La Carimali, Gaggia, Faema, Nuova Simonelli, La Spaziale raccolte nel corso di 25 anni di ricerche da Enrico Maltoni che li ha già esposti in 14 Stati e che ha trovato infine qui la sede definitiva per la sua collezione. Molti pezzi esposti sono rari, alcuni sono unici al mondo altri, invece, sono modelli di grande successo industriale.
Il bar, una passione tutta italiana
Il racconto della storia e dell’evoluzione tecnica della macchina da caffè si sviluppa in sei aree tematiche. Inizia dai primi anni del Novecento, con la ricostruzione di un tipico bar Liberty, si passa poi al Ventennio fascista, il dopoguerra e gli anni del boom economico italiano e la dalla vita nei bar, fino agli anni Settanta quando la macchina comincia a diventare anche un oggetto di arredamento del locale e grandi designer come i Fratelli Castiglioni, Munari, Sottsass o Giugiaro hanno cominciato ad occuparsi dell’oggetto. La storia continua poi con l’internazionalizzazione degli anni Ottanta e Novanta sino ai giorni nostri dove entrano massicciamente l’elettronica e la tecnologia. Il tutto è arricchito da video e fotografie dei diversi periodi, manifesti, documenti autografi, riproduzione di copertine di libri, giornali e riviste Ogni ambiente ha la sua colonna sonora e c’è anche una sezione dedicata agli oggetti, gli elementi dell’arredo del bar come tazzine, posacenere e sedie, ma anche importanti icone di design. Tra i pezzi “forti” da segnalare la Cimbali Pitagora disegnata dai fratelli Castiglioni, che vinse il premio Compasso d’oro nel 1962; La Pavoni Diamante firmata da Bruno Munari ed Enzo Mari nel 1956; la famosa Faema E 61, così chiamata in omaggio all’eclissi che si verificò in quell’anno; la Gaggia Classica del 1948 che inaugurò l’epoca della crema caffè ovvero il caffè con la schiumetta come lo beviamo oggi al bar. Poi, tornando indietro nel tempo: la Condor del 1910 esposta su un bancone da bar originale dell’epoca e la Bezzera Poligonale Art Decò del 1930. Il museo è aperto su prenotazione a Binasco (MI) in via Pablo Neruda 2. Tel. tel 02.90049362 fax 02.90048362.
(12/10/2012)
Info: www.mumac-espresso.com