Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Una sera a Isfahan

Il viaggio come incontro con l’altro e rinnovata conoscenza di sé. Da Isfahan a Tunisi, dal Sahara, al monte Atlante, a Granada, lo scrittore Cees Nooteboom non si ferma al dato esteriore, ma si mette sulle tracce dell’Uomo. Seguiamolo in Iran, leggendo un estratto del suo ultimo libro, “Il suono del Suo nome”, Ponte alle Grazie editore

Alla scoperta di Teheran...
Alla scoperta di Teheran…

La parete della mia stanza è gialla come la carta dei giornali vecchi. I Spy scopre il lenzuolo e vede un lungo capello ondulato; c’è dell’acqua sul pavimento del bagno, e quando sposto l’unica sedia, le veneziane di plastica sbatacchiano come il sonaglio di un lebbroso. Sono a casa. Mi siedo su quell’unica sedia su cui si è seduto un intero popolo e apro la cartina di Teheran. Appena arrivo in un luogo mi assale un’avidità tremenda, devo sapere come è fatto, scoprire il «sistema» della città, devo camminare, annusare, guardare, prendere autobus e tram, conquistare la città.

(16/11/2012)

Zarathustra
Zarathustra

Gli alberghi sono tutti pieni, e su tutti i giornali ci sono fotografie di delegazioni tedesche, giapponesi e italiane che gravitano intorno allo scià come cortigiani intorno al Re Sole; e in effetti loro sono cortigiani, e lui è il Re Sole. Una hostess distribuisce il Kayhan, un giornale persiano in inglese. «Sua Maestà Imperiale Shahanshah auspica l’apertura di un’acciaieria a Khorassan, Iran e India raggiungono un pieno accordo» c’è scritto, e: «Suryanarayan Veena suona musica carnatica al Teatro comunale alle ore 20». Poi, nuova dimostrazione della mia strana ottusità, quando si tratta di fatti semplici: a un tratto mi rendo conto che sto volando per la prima volta verso oriente e proprio perché me ne rendo conto, accadono contemporaneamente tre cose, una concreta: diventa sempre più buio, e due sentimentali: avverto la sensazione fisica di sorvolare qualcosa di molto antico e qualcosa di infinitamente vuoto ed esteso. Sono vere tutte e tre, ma la sensazione fisica è strana, perché mentre penso al trono del pavone, a Senofonte, Erodoto e Zarathustra, il mezzo di trasporto su cui mi trovo mi trascina in un luogo che potrebbe essere tanto a ovest quanto a nord. Comunque sia, il viaggio dura cinque ore, ed è mezzanotte quando attraverso a piedi la pista di atterraggio che puzza di benzina, supero un paio di mostruosi aerei militari e vado verso il caos.

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