di Luigi Cardarelli
Nelle curve che vengono giù dal passo della Montagnola, sotto il cielo azzurro e terso ed il ben luminoso sole che splende sull’attonito lago di Bolsena. In un incantevole meriggio d’autunno inoltrato, sentendo incipiente l’odor delle fungaie. Il celeste pastello delle acque piatte solcate da bianche striature, è contornato da coni d’ombra scuri sulle coste, con il brillante verde della vegetazione per la vivida ed intensa luce. Quel vulcanico cratere del neolitico delineato dai monti Volsini e dal borgo di Capodimonte, dove sui fianchi e le balze che degradano a riva spiccano i lecci ed i pini, gli antichi ulivi e le vigne, come su una cartolina dal tempo perenne.
Lago di Bolsena un quadro naturale
La superficie così ferma ed immota, priva di barche o persone, dona a quella conca superba un’atmosfera di cosa non vera, come un quadro ad olio dipinto su una tela. E quei due isolotti altrettanto distanti, come due spuntoni che s’ergon dagli abissi profondi, dall’alto sembrano davvero i due denti aguzzi di un drago feroce del medioevo passato.
Nell’isola Martana quella più grande del lago di Bolsena, dove Amalasunta regina dei Goti fu sgozzata dal vile cognato, aleggia ivi sopra un mistero triste ed arcano, per un omicidio tanto leggendario ed infame. Poi nella malinconica sera che scende, con il lago che si tinge di bleu e si accende coi bagliori dell’arancio, tutto appare senza tempo, in un panorama proprio immortale. Lungo la diritta spiaggia di Capodimonte, lo stormire leggero delle foglie nel maestoso viale di platani, preannuncia l’apparire del bel castellotto e del porticciolo incastonato. In uno scenario feudale ed austero, che sa tanto di mitteleuropeo.
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