Sembra quasi non aspetti altro, l’inverno. Freddo come sa essere a queste latitudini. Con almeno tre metri di neve e ogni specchio d’acqua completamente ghiacciato. Mentre la vicina Montreal ha dovuto inventarsi una città sotterranea per sopravvivere alle temperature invernali e non dover camminare sempre sulla neve, Québec, la capitale della provincia canadese che porta lo stesso nome, ha costruito scale e strade in salita, quasi a volersi beffeggiare del ghiaccio; e si è inventata attività, sport e festival che propone rigorosamente all’aperto.
I “quebecois” tirano fuori dagli armadi pellicce e stivali imbottiti e continuano a fare le cose di sempre, perché in questo modo il loro turismo può durare tutto l’anno e la temuta “bassa stagione” non li riguarda.
Una “storia” tra Francia e Inghilterra
Québec è la città più antica del Nord America e l’unica ad aver mantenuto intatte le sue mura difensive. Fu fondata all’inizio del Seicento, esattamente dove il lungo estuario del fiume San Lorenzo si restringe, dai primi francesi attratti dal promettente commercio delle pellicce e fu conquistata dagli inglesi più di un secolo dopo. Del suo passato possiede ancora costruzioni settecentesche che ostentano un’architettura tipicamente francese, accanto a palazzi dell’Ottocento dallo stile, invece, indiscutibilmente inglese. È una città “doppia”, in molti sensi. Perché appartiene storicamente a due culture e due lingue tanto diverse, prima di tutto. E perché è divisa tra città bassa e città alta. Tra il vecchio porto e il rione più popolare che si è sviluppato intorno ai suoi magazzini e i quartieri più appariscenti ed eleganti, rappresentati così bene dal castello di Frontenac: il vero simbolo di questa città canadese, che la rende unica e particolare se confrontata con le altre capitali nordamericane, ma allo stesso tempo anche un po’ stucchevole e “fiabesca”. Bella, si; ma da scoprire negli orari e nelle stagioni più improbabili. La sera, per esempio; o in pieno inverno. Quando fa freddo davvero, e in strada si incontrano solo i veri “quebecois”.
Carnevale. Non è quello di Rio, ma…
In inverno, Québec, da oltre cinquant’anni, si inventa uno dei carnevali più colorati e attesi di tutto il Nord America. Organizza stravaganti gare di canoa sul fiume ghiacciato, da spingere a mano più che da far procedere con l’aiuto dei remi. Propone gare di bob per bambini sulla Terrazza Dufferin, proprio alle spalle del castello: un “must” per le passeggiate romantiche nella città alta. Place d’Youville, interessante per lo stile architettonico di alcuni suoi antichi palazzi, si trasforma in una grande pista di ghiaccio per pattinatori provetti o alle prime armi. E il grande Parc des Champs-de-Bataille trasforma le sue lunghe passeggiate e le sue terrazze panoramiche sul San Lorenzo, in lunghi percorsi per lo sci di fondo. Movimento e sport in tutte le loro forme, dunque; da quella agonistica a quella più goliardica. Forse il modo più efficace per resistere davvero al freddo, ma non solo. Anche divertimento, sfilate notturne, spettacoli nelle tante piazzette della città antica e immancabili passeggiate tra le sue strade più caratteristiche.
Dalla città bassa…
Rue Saint-Paul, tanto per cominciare; nella città bassa. Piena di antiquari e di bistrot in miniatura, con i tavolini attaccati alle vetrine e il menu del giorno esposto sulla strada. Rue Saint-Pierre, famosa invece per i suoi palazzi imponenti e austeri, antiche sedi di banche e oggi, in parte, trasformati in appartamenti di lusso o alberghi esclusivi. E come la variopinta rue du Petit-Champalin; un po’ scontata forse, con i suoi mille negozietti di souvenir e i turisti che quasi sgomitano, ma ugualmente da vedere, magari in orari impossibili. Da qui parte la funicolare per la città alta; non molto lunga, visto che il dislivello tra le due anime di Québec è soltanto di un centinaio di metri, ma quasi indispensabile in inverno, quando le strade in salita e le scalinate in legno rischiano di coprirsi di ghiaccio.
… a quella alta
Il castello Frontenac domina la città alta, ma annoia in fretta; è ciò che gli gira intorno ad essere davvero interessante. Come la minuscola rue Trésor, la Montmartre quebecois, con artisti che espongono e piccoli atelier che realizzano ritratti su commissione. La centrale rue Sainte-Anne e la più tranquilla rue Saint-Louis. Appena fuori le mura antiche, la città continua con i suoi angoli di storia: il grande parco accanto alla Cittadella ottocentesca, i tanti musei, la rue Saint-Jean con le case costruite tra l’Ottocento e il Novecento per la classe operaia. E il palazzo del Parlamento, chiamato anche “petit Louvre” perché ha la presunzione di assomigliargli. Sulla sua facciata è raccontata tutta la storia del Québec e una scritta racconta la nostalgia dei suoi ricordi: “Je me souviens”, riportata anche su tutte le targhe automobilistiche della provincia. È la storia la grande forza del Québec, la voglia di ricordarla e di raccontarla ai suoi turisti. Che, insieme alla sua capacità di sopportare il freddo invernale, fa intuire perché sia stato così difficile, per gli inglesi, riuscire a conquistare questa città che ancora oggi parla francese.
Moliére meglio di Shakespeare
Salta subito all’occhio appena si entra nel nuovo “Musée de la civilisation”. L’esposizione permanente sulle origini del Québec inizia con un video che mostra una carrellata di primi piani, visi d’ogni età e colore che si rivolgono allo spettatore: “Sono québecois, fiero delle mie radici. E voglio condividere la mia storia”. Una frase ripetuta ossessivamente con orgoglio e determinazione, capace da sola di descrivere in modo molto eloquente il sentimento francofono che anima la maggior parte del Québec. Nonostante a scuola si studino bene sia la lingua di Moliére sia quella di Shakespeare, l’idioma ufficiale di questa provincia canadese è il francese, con cui viene tradotto tutto quello che arriva dai vicini Stati Uniti o dal Governo del Paese. La cucina tradizionale ricorda molto quella di Parigi o della Bretagna, così come la passione per il buon vino, per l’arte e l’architettura precedente la conquista inglese, avvenuta alla fine del Settecento e alla quale il patriottismo francese in fondo non ha mai smesso di opporsi. Dalla seconda Guerra mondiale, in Québec ha preso vita un vero e proprio movimento indipendentista, guidato da intellettuali, artisti e scrittori. Oggi, circa il quaranta per cento della popolazione quebecois si augura un’indipendenza dal resto del Canada, non solo linguistica e culturale, ma anche amministrativa.
I “must” di Québec
Il Musée de la civilisation si trova di fronte al vecchio porto, in rue Dalhousie 85, www.mcq.org
Il Carnevale di Québec si svolge dal 28 gennaio al 13 febbraio; il programma prevede competizioni di sculture di ghiaccio, gare sportive e sfilate in maschera per la città. Per maggiori informazioni: www.carnaval.qc.ca
Per vedere dall’alto tutta la città e i suoi dintorni: Observatoire de la capitale, una terrazza panoramica a duecentoventun metri di altezza in rue De la Chevrotière 1037, www.observatoirecapitale.org
A una quindicina di minuti dalla città, si possono visitare le cascate di Montmorency, alte ottantatré metri, con un percorso e una lunga scalinata in legno che ne raggiunge il punto più panoramico. In inverno si ghiaccia e i più arditi vi si arrampicano con piccozza e ramponi: uno spettacolo da non perdere.
Clima e Fuso orario. In inverno la temperatura massima si mantiene mediamente tra i – 4 e i –6°C. Durante la notte, scende di altri 10 gradi. Rispetto all’Italia il fuso orario è di 4 ore meno.
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