Di Venezia mi piace tutto, dall’inizio alla fine. Ma la cosa più bella è perdersi. Non ho mai capito il motivo, ma le cose che si ricordano di più di questa città avvengono quando ci si perde, volontariamente o meno. Tutti hanno un ricordo collegato a quella volta che si sono persi a Venezia. Capita che inizi a infilarti in una calle e poi in un’altra e a un certo punto finisce la stradina e ti trovi di fronte l’acqua, che ti costringe a tornare indietro sui tuoi passi. È qualcosa tra l’incidente di percorso e il metafisico. Oppure cammini cammini e arrivi alle Fondamenta Nuove, al confine della città, alla fine di Venezia. Davanti c’è la laguna. Stare lì non è come trovarsi in qualsiasi altra riva di qualsiasi altro mare. No, si ha l’impressione che davanti si apra l’abisso o forse l’infinito. Mi vengono in mente gli uomini che pensavano che la Terra fosse quadrata: probabilmente era così che si sarebbero sentiti al confine estremo del mondo, se casomai l’avessero raggiunto. Il marciapiede delle fondamenta, forse perché non offre balaustre o muretti o una qualsivoglia separazione dall’acqua, fa paura ma è anche irresistibilmente attraente. Viene voglia di prendere il mare e di andare a scoprire cosa c’è oltre la nebbiolina, ma grande è anche il desiderio di tornare a perdersi nelle strette e avvolgenti palazzate.
Fondamenta Nuove: l’in & out di Venezia
Chissà se la pensavano così i veneziani che un bel giorno decisero di prendere il mare e andare a vedere il mondo. Forse sì: amavano andare ma anche tornare, perché una città così può nascere solo da un grandissimo amore, da un atto di fede e dedizione senza precedenti. Immagino i veneziani che partivano e sognavano ogni notte di tornare e trovare Venezia più bella, di tornare e farla diventare più bella. Si perdevano in giro per i sette mari, per trovare la strada di casa. Le Fondamenta Nuove, se proprio non sono il punto migliore per vedere Venezia, sono il punto migliore per cominciare a capirla. Certi concetti complessi, così come certe architetture e certe forme di pensiero, vanno avvicinati piano piano, partendo dalla parte esterna per arrivare al nocciolo, mentre con altri si deve fare l’esatto opposto. Con Venezia si può fare in entrambi i modi, e questo è un bel vantaggio.