Eco-turismo, turismo eco-sostenibile, “green economy”… sono termini molto utilizzati dagli operatori e dai media ma spesso restano concetti astratti nell’immaginario collettivo. Mondointasca ha chiesto ad Angelo Gentili, responsabile nazionale di Legambiente per il Turismo di aiutarci a fare un po’ di chiarezza su un un punto: quando, insomma, il turismo può dirsi davvero “ecologico” e quali differenze ci sono tra queste espressioni tanto diffuse tra gli “addetti ai lavori”?
“Sono tutti termini che cercano di descrivere il rapporto esistente tra turismo e sostenibilità”, spiega subito Gentili, “spesso rischiano di essere concetti astratti ma è innegabile la crescita d’interesse verso pratiche turistiche a basso impatto ambientale, dovuto in gran parte ai nuovi stili di vita. Possiamo dire, aggiunge Gentili, “che in campo ambientale le buone pratiche sono in fortissimo aumento come il consumo di prodotti biologici e di filiera corta, le rinnovabili e l’efficienza energetica, la mobilità dolce e l’utilizzo della bicicletta come elementi portanti della quotidianità. Oggi assistiamo anche a un forte elemento di attrattività dei parchi e delle aree protette, che stanno divenendo dei modelli di green economy e non solo delle cartoline suggestive dal punto di vista paesaggistico e naturalistico”.
Gentili, a che punto siamo in Italia in tema di ecoturismo rispetto ai concorrenti stranieri? Quali le città o regioni più attente a questa pratica virtuosa?
Stiamo crescendo sempre più, non tanto per la volontà e la pianificazione dei governi degli ultimi anni che hanno invece sostenuto un modello turistico legato alla quantità piuttosto che alla qualità, ma per l’aumento della domanda, e per numerosi casi virtuosi che crescono dal basso. Il Trentino Alto Adige da questo punto di vista rimane la realtà più all’avanguardia ma ci sono molti casi interessanti in giro per la penisola.
Qual è il profilo medio dell’ecoturista e come è cambiata la sensibilità dei viaggiatori?
Stiamo passando da un turismo di massa a una massa di turismi diversi, con vacanze sempre più brevi e intense. Notiamo uno sviluppo esponenziale del turismo naturalistico, legato all’aria aperta, alla bicicletta, all’escursionismo, al rapporto di scoperta e interazione con la storia, la cultura, le tradizioni, i paesaggi e le suggestioni dei territori. Anche i miglioramenti di eco-efficienza e sostenibilità per l’offerta turistica sono sempre più apprezzati sia dal turista estero che da quello italiano.
Perché conviene agli operatori investire di più su pratiche sostenibili?
Perché c’è appunto una fortissima richiesta che va in questa direzione, che risponde a un’esigenza ben precisa. Un modo per allungare la stagione nel tempo e nello spazio, per innovare e migliorare l’idea di un turismo che deve divenire un modello per valorizzare la bellezza e le ricchezze naturalistiche del nostro paese.
Legambiente ha assegnato gli “oscar” del turismo a 32 tra le strutture ricettive italiane più virtuose (l’elenco dei premiati è consultabile nell’approfondimento). Quali caratteristiche deve avere un operatore per fregiarsi dell'”etichetta ecologica” dell’associazione?
Abbiamo costruito un’etichetta ecologica per le strutture di Legambiente turismo che chiedono di osservare i parametri legati alla sostenibilità, a partire dall’alimentazione biologica e con prodotti di filiera corta, all’efficienza energetica, al risparmio idrico, all’uso di biciclette, fino ad arrivare alla raccolta differenziata. Abbiamo più di 400 strutture che aderiscono al nostro label (alberghi, agriturismi, campeggi, ristoranti e stabilimenti balneari).
I viaggiatori sono attenti a questo tipo di riconoscimenti?
Dalle indagini e soprattutto dai controlli, molto severi, che facciamo con i nostri operatori abbiamo riscontrato un forte interesse da parte dei viaggiatori. In molti casi scelgono le strutture per le loro vacanze basandosi proprio sulla garanzia di Legambiente.
(27/03/2013)