Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Dal Veneto al Siciliano, armonia di lingue e note

Intervista al rapper Herman Medrano, insieme alla band padovana dei The Groovy Monkeys ha lanciato un album che rende omaggio alla ricchezza linguistica dello Stivale. Con la partecipazione di big come Caparezza e Roy Paci

Herman Medrano (con la maglietta verde) e la band dei The Groovy Monkeys
Herman Medrano (con la maglietta verde) e la band dei The Groovy Monkeys

 

Un viaggio da Nord a Sud dell’Italia, alla scoperta delle varie identità locali. E’ quello che regala Noseconossemo, il primo album in studio post fusione tra il rapper Ermanno Menegazzo, in arte Herman Medrano e la band padovana dei The Groovy Monkeys composto interamente da brani in veneto, ma non solo. L’album vanta, infatti, la partecipazione di numerosi ospiti musicali che, per l’occasione, hanno accettato di duettare con Herman nella loro lingua locale (guai a chiamarli dialetti!), arricchendo così dodici dei quindici brani di sfumature linguistiche. Il risultato: un progetto unico nel suo genere. Caparezza rappa in pugliese, Roy Paci in siciliano, Manu Phl in pisano, Piotta in romanesco e Dellino Farmer in bresciano.

«Abbiamo voluto – ci racconta Herman Medrano – mescolare lingue e musiche diverse, narrando quanto sia fondamentale la conoscenza di noi stessi e delle persone che ci circondano, della nostra storia e del nostro territorio. Ogni brano porta in sé un tassello dell’enorme bagaglio di “non conosciuto” e “inaspettato” che emerge proprio da noi stessi, dal nostro corpo e dalla nostra vita».

Presente sulla scena musicale veneta da quasi vent’anni, Herman Medrano è famoso per le sue rime graffianti rigorosamente in dialetto padovan-veneziano. Noi l’abbiamo intervistato per scoprire qualcosa di più su di lui e la sua terra. Con un suggerimento che da un vegano, quale Herman Medrano è, non ti aspetteresti mai.

 

Perché hai scelto di cantare esclusivamente in veneto?

Il mio percorso è stato all’inverso: ho iniziato a cantare in inglese, poi in italiano e infine in veneto. Sono passato dal global al local: canto solo in veneto e mi esibisco solo nella mia regione. È stata una scelta quasi naturale dal momento che parlo solitamente in questa lingua. Del resto per noi veneti è molto naturale parlare in veneto. In rapper è poi molto fruibile. E il mio pubblico comprende subito il significato di quanto voglio raccontare anche se questo genere musicale si caratterizza da testi molto lunghi. Anche chi non lo conosce riesce a estrapolarne i concetti. Non è poi molto lontano dallo standard italiano. È comprensibile anche a chi non lo parla. Il veneto di oggi è molto annacquato e italianizzato più di un tempo. Siamo abituati ad ascoltare le canzoni in inglese e anche se non comprendiamo il significato di ogni singola parola, ci sforziamo a comprenderne il significato. Il senso generale arriva lo stesso. Peccato che non si faccia lo stesso di fronte a una lingua locale. Dal 2003 ho iniziato a cantare in lingua veneta. Nel 2009 mi sono messo con la band.

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La copertina dell'ultimo album
La copertina dell’ultimo album

Da solista a parte di una band. Perché?

Era il 2009 e avevo voglia di cambiare vita. Anche se facevo 50 concerti l’anno, avevo voglia di chiudere col rap e darmi al teatro. Poi ho incontrato i The Groovy Monkeys ed è nata la band.

 

E due album.

Questo è il mio sesto disco della carriera e il secondo col gruppo. Il primo, Simie, era uscito nel 2010 ed era un doppio cd live che riassumeva i due anni passati in tour. Tocca a te è stato il mio ultimo disco da solista. Noseconossemo segna un mio nuovo modo di comporre le canzoni. Di solito ti sottopongono delle basi sulle quali scrivere le canzoni. Per questo disco è andata diversamente. Da poco ero diventato padre e avevo bisogno di stare più a casa, di gestire il tempo diversamente per cui ho scritto i pezzi e poi in studio la band ci ha ricamato su scrivendo le basi. È stato un vero esperimento. E posso dire che è funzionato. La band ha saputo trovare le giuste atmosfere.

 

Quest’album vede la partecipazione di musicisti del calibro di Caparezza e Piotta. Come siete riusciti a coinvolgerli?

Abbiamo semplicemente spiegato a tutti loro il concept dell’album: dar risalto a tutte quelle lingue che vengono sottovalutate o relegate ai margini della società. E dimostrare quanto le lingue locali siano vive,  capaci di adattarsi a qualsiasi genere musicale. Caparezza è stato il primo artista a essere coinvolto in questo progetto. Ed è grazie a lui se ci siamo spinti a coinvolgere anche altri artisti. Ci ha dato una grande mano.

 

Dunque non sbaglio se disco che ascoltare questo disco equivale a fare un viaggio nelle lingue locali del Belpaese.

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Sì. Nell’album avremmo voluto anche canzoni in ligure, piemontese, sardo e friulano. Ma non volevamo esagerare. Sono solo tre le canzoni che canto da solo.

Colline e vigneti
Colline e vigneti

A quale viaggio potrebbe fare da colonna sonora?

Consiglierei di ascoltarlo in macchina per un viaggio di lunga percorrenza del tipo Milano-Venezia o Torino-Venezia. Un viaggio però in solitario perché il rap è un genere che usa la parola ed essendo i miei testi in veneto è necessario prestare un po’ di attenzione a quello che si sta ascoltando per capirne il senso. Visto che l’estate è ormai alle porte, potrebbe essere ascoltato anche mentre si è sotto l’ombrellone. In quest’album c’è un mix di sonorità funky, rock, reggae (un genere solare, molto estivo), blues e jazz.

 

Da buon veneto cosa ci consiglieresti di vedere della tua terra?

Vi inviterei a vivere le nostre colline. Colline che fanno rima con buon cibo e buon vino. A chi piace mangiare bene, piace anche bere bene. Quindi consiglierei Conegliano, che è la zona del Prosecco. Vi troverete lontano dalle grandi città, immersi in zone incantevoli, non troppo edificate, in cui si vive ancora bene. Poi vi inviterei ad andare fino a Bassano del Grappa e attraversare il Ponte degli alpini. Da vedere anche Asolo e Possagno, quest’ultimo per una visita al Museo del Canova. Chi ama la bicicletta può pedalare lungo il Brenta o il delta del Po. O andare su e giù per i Colli Euganei.

 

E dopo tutti questi giri dove potremmo ascoltarti?

Dove c’è gente che si raduna per far festa e ballare, noi ci saremo. Lo spirito che piace a noi è quello dei Festival dove spesso succede che qualcuno lì di passaggio, finisca per fermarsi ad ascoltarci e, a fine concerto, ci faccia i complimenti. Non puoi capire che emozione. Anche perché alle radio le canzoni degli artisti che fanno musica locale non passano quasi mai. Ed è un peccato perché può far avvicinare tantissimi giovani alla musica e molti giovani potrebbero trovare una valvola di sfogo.

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Nonostante tu canti solo in veneto e si ti esibisca solo nella tua regione, sei sulla scena musicale da quasi 20 anni. Come te lo spieghi?

Concerti fuori regione ne ho fatti ma sporadicamente perché quando ti esibisci vuoi che la gente ti capisca. E questo spesso non avviene perché molta gente non si sforza di capire la mia lingua. Ed è un vero peccato. Il segreto del mio successo credo sia dovuto al fatto che, da quando ho iniziato, nelle mie canzoni non ho fatto altro che parlare di quello che sono io, del mio modo di essere e molta gente nei miei testi si riconosce. Non mentire mi ha permesso di arrivare a 41 anni e chiedermi: “Lo sai chi sei, ti conosci, conosci la tua lingua, la tua cultura”. Del resto il titolo dell’album parla chiaro. Il titolo Noseconossemo ha una triplice lettura, in base alla punteggiatura che può dividere le parole. Ma alla fine è comunque un invito a ogni tipo di conoscenza perché, come dico all’inizio dell’album Eà conoscensa xe a to disposission, xe par ti, ma non xe tua, ovvero “la conoscenza è a tua disposizione, è per te ma non è tua”. Non ci conosciamo tra noi, e prima ancora non conosciamo noi stessi. Conosciamo poco dei meccanismi che regolano il nostro corpo, l’ego e la direzione della nostra vita. Spesso diciamo “No, se conossemo” per tagliare corto, ma io dico: no “se”, conossemo!

(19/06/2013)

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