Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

I Romani di Liqian

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Chi viaggia, vede. Chi vede, impara. Ed è così che in mezzo alle dune desertiche tra Cina e Mongolia, la leggenda (e alcuni storici ostinati) colloca i discendenti dei legionari di Licinio Crasso, qui giunti attorno all’anno 53 dell’Era Cristiana

Liqian discendenti dei romani
I Romani di Liqian

Nel profondo del deserto del Gobi (parola mongola che significa “il nulla”), nella provincia del Gansu, in Cina, ci si imbatte in una delle leggende storico-metropolitane più affascinanti dei nostri tempi.

Un villaggio sperduto tra i fanghi della campagna nei pressi di una cittadina chiamata Liqian, sostiene di discendere dagli antichi romani. Sulla sommità di un’altura gli abitanti hanno costruito un tempietto in colonne doriche che protegge una stele commemorativa di marmo, scritta in cinese.

Dalla Mesopotamia al deserto del Gobi
Liqian discendenti dei romani
Colonne romane

In città è stato allestito un museo dedicato esclusivamente a queste vicende. Sitratta della ricostruzione, più o meno fantasiosa, di come un numero imprecisato di legionari alle dipendenze di Licinio Crasso, nel 53 dopo Cristo, dopo aver combattuto nella campagna contro l’impero dei Parti (corrispondente a Iran e Iraq), fatti prigionieri e poi fuggiti, arrivarono in questo luogo, a 7mila chilometri da Roma. Qualcuno sostiene addirittura che il nome Liqian derivi dal latino “legio”, legione.

Nel museo si rivive l’epopea di questo sciame di uomini smarriti: nessun reale appiglio scientifico, solo una serie di ingegnose supposizioni, lo studio di alcuni resti umani rintracciati anni fa e la complicità delle ipotesi offerte da qualche studioso. L’approssimazione trova anche prove obbiettive: tra le illustrazioni esposte nelle sale, l’Arco di trionfo di Parigi viene indicato come un monumento dell’antichità romana.

Molto prima di Marco Polo!
Liqian Paolo Stefanato insieme al centurione romano-cinese
Paolo Stefanato insieme al centurione romano-cinese

Ma che cosa fanno, questi cinesi, dopo Armani e Prada ci taroccano anche la Roma antica? Non c’è da stupirsi, specie se da anni a Las Vegas e a Macao sorgono delle perfette riproduzioni di Venezia. Nell’area intorno a Liqian già si parla di un parco a tema dedicato all’impero di Augusto, e nel capoluogo Jinchang, città industriale che deve la sua fortuna all’estrazione del nichel, è quasi ultimato un parco urbano dove, tra gli alberi, al grande lago artificiale si affaccerà tra breve un “vero” Pantheon, con colonnato, timpano e cupola come l’originale.

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Del resto, la vocazione turistica di questa provincia è in forte crescita, in un favoloso mix di deserto, oasi, templi e muraglie: di qui passava la via della Seta, corridoio strategico che metteva in comunicazione le città cinesi con quelle europee, battuta dai commercianti di spezie, manufatti e minerali preziosi. La via di Marco Polo che, se le teorie potessero essere confermate, sarebbe stato anticipato dai legionari di un migliaio d’anni.

Centurioni fra i turisti
Liquan Centurione romano
Centurione romano

Ma che importa? La convinzione del popolo è tenace, e gli abitanti indicano a sostegno i lineamenti poco cinesi di alcuni di loro: occhi chiari, naso pronunciato, facce squadrate. Se questo basti a renderli discendenti dei legionari, affidiamolo allo scetticismo degli storici dissenzienti. Ma tutto qui ha ormai un sapore leggendario e colorato.

A Roma antica sono dedicate periodiche feste popolari, e fa specie vedere una dozzina di centurioni con l’elmo, lo scudo e la spada di cartapesta che, con lo sguardo fiero, fanno da picchetto agli ospiti, guarda caso, italiani. Hanno i calzari in cuoio, la mantella arancione: posano per le foto più compresi nella parte di quanto non siano i centurioni d’oggi al Colosseo. La gente sorride, semplice e festosa, mostrando di credere a tutto, con ingenua noncuranza; e l’edicola dorica che domina le case di fango, eretta ormai 17 anni fa, più che un monumento vuole essere un suggello di eventi tuttora non provabili.

Antichi Romani tra le dinastie Hun e Han

romano liqian

Gli studi sull’arrivo dei romani in Cina non sono comunque dell’altro ieri. L’ipotesi risale al 1955 quando un professore cinese dell’Università di Oxford, Homer Hasenflug Dubs, cominciò ad argomentare che alcuni dei 10mila prigionieri romani catturati dai Parti dopo la battaglia di Carre nel 53 dopo Cristo, finirono in Uzbekistan, fuggiti o deportati. Da qui, spostatisi in Cina, sarebbero stati arruolati dal condottiero Jzh Jzh, della dinastia Hun, nella guerra contro la dinastia Han, durata la bellezza di 400 anni.

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A questi guerrieri sembrano riferirsi gli annali degli Han, che descrivono certe formazioni di battaglia, a lisca di pesce, tipiche degli schieramenti romani. Sulla vicenda sono stati scritti vari saggi. Gli abitanti del villaggio sono tuttora oggetto di rilevamenti sul Dna e continuano le ricerche di prove storiche inoppugnabili. Ma all’orgoglio dei corazzieri di Liqian basta la leggenda: in fondo, che cosa cambia?

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