Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Andalusia: Ronda, città dei Castelli

Vera perla d’Andalusia, Ronda è un misto di sensazioni: pace e puro godimento visivo quando se ne percorrobno le vie; brivido e meraviglia quando la si osserva dalla base dei rotondi roccioni sui quali è stata costruita

Andalusia: Ronda, città dei Castelli

Giusto il tempo di invadere l’Europa agli ordini di Tarik, nel 711 e il capo arabo Zayde Abn Kesadi Al Sabsaki conquistò Ronda, ribattezzata Izn-Ran Onda, città dei castelli.

La felice coabitazione tra musulmani e cristiani lasciò una durevole traccia anche dopo la Reconquista, nel 1485, e ancor oggi Ronda si rivela un angolo di Andalusia unico e cosmopolita.

Arte e cultura sono sempre state di casa: la frequentarono Rainer Maria Rilke, James Joyce, Hemingway, Orson Welles, e Francesco Rosi vi girò “Carmen”.

Villaggi “de la Frontera” andalusa

Andalusia: Ronda, città dei Castelli

Da Ronda (a 43 chilometri dalla Costa del Sol, da San Pedro de Alcantara) può cominciare un interessante zigzagare tra i Pueblos Blancos de Andalucia. Caposaldi militari in posizione strategica cui si aggiunse un centro abitato, o semplici villaggi “de la frontera”, costante comune dei Pueblos Blancos è l’accecante candore della calce. L’assetto urbano e le caratteristiche delle costruzioni non possono che ricondurre all’influenza musulmana: una strada principale con case dalle finestre decorate da cancellate sporgenti (rejas) sulla quale confluiscono stradine tortuose talvolta incrociate da archi. Un itinerario definito e programmato per visitarli non esiste, tanti sono i Pueblos e le strade in continuo su è giù per le sierras (piccoli gruppi montagnosi) tra il Mediterraneo e la fertile pianura del Guadalquivir. I Bianchi Villaggi vanno conosciuti uno ad uno, secondo l’interesse e la curiosità del visitatore.

Nel pueblo del torero delle donne

Andalusia: Ronda, città dei Castelli

Se comunque un suggerimento fosse d’obbligo, l’ennesimo ricorso al “Legado Andalusì” raccomanda – tra Ronda a Arcos de la Frontera – la “Ruta de los Almoràvides y Almohades”, una via di comunicazione da Marrakesh a Granada impiegata per la protezione dei deboli regni di Taifa dalle incursioni cristiane. La Ruta é sconsigliata ai pigri, ma piacerà agli entusiasti con vocazione alla scoperta: buon viaggio tra i Pueblos Blancos de Andalusìa. Che itinerario seguire? Nessun problema (in Andalusia ottime strade) questo giro ‘storico e paesaggistico’: da Ronda a Setenil (via Arriate) 17 chilometri – a Olvera 15 – a Algodonales 22 – a Zahara de la Sierra indi a Grazalema 28 – infine a Arcos, via El Bosque 50 chilometri. Investendo una ventina di c hilometri in più in una deviazione (non dirigendosi direttamente da Grazalema a El Bosque), il neo aficionado ai Pueblos Blancos visita anche Ubrique, non solo mecca dell’artigianato del cuoio (accurati i finimenti per i cavalli) ma soprattutto patria del bel Jesulìn, l’unico matador de toros ad aver organizzato una corrida per sole donne.

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