Le ‘dolcezze’ dei Pueblos Blancos
Ma di artigianato e relativo shopping è ricca tutta la regione dei Pueblos. A Grazalema coperte e tessuti di lana (Artesanìa Textil, Carretera de Ronda), a Algodonales, il liutaio Valeriano Bernal propone Guitarras de Artesania. Come la Costa del Sol, anche i Pueblos Blancos soddisfano svariati piaceri ed esigenze. Mentre l’ecologo affronta montagne alla ricerca della ‘cabra montès’ e del pinsapo – una rara conifera, sottospecie dell’abete -, chi privilegia il foclore segue i riti religiosi della Semana Santa e del Corpus Domini nei villaggi della Serrania (a Igualeja, Passione del Venerdì Santo) e i ‘remakes’ delle lotte tra ‘Moros y Cristianos’ (a Benadalid e Banalaurìa). Ai predestinati al girone dei golosi non restano che i “Pestiños” di Alcalà de los Gazules (chiara origine arabo-ebraica: farina, miele, sesamo, zenzero, noce moscata, anice, garofano, limone, vino, olio d’oliva), i “Damascos” di Bornos, gli “Amarguillos” e i “Cubiletes” di Grazalema, i ‘Sospiri” di Benaocaz. A ciascuno il suo, nei Pueblos Blancos de Andalucia.
(27/06/2013)
Riposare nel letto di Rilke
A fine ‘700, mentre il rondeño Pedro Romero dava vita alla moderna tauromachìa (ed è ricordato ai primi di settembre con una Feria culminante nella ‘corrida goyesca’, per le divise degli espadas disegnate dal pittore aragonese), Josè Martìn Aldehuela vi profuse il meglio della sua architettura costruendo l’ardito Puente Nuevo sulla spaccatura (tajo) formata dal Guadalevìn e la barocca Plaza de Toros (monumento nazionale, in perenne disputa con l’omologa sivigliana sull’anzianità di servizio). Un pernottamento a Ronda è d’obbligo (valido il Parador, suggestivo il ‘4 stelle’ british style “Reina Victoria”, con la speranza, per chi vi scende, che gli venga assegnata la camera 34, mai rinnovata dal tempo in cui Rilke la abitò).
Fra tori e gazpacho
Immancabili le specialità andaluse al ristorante ‘Pedro Romero’ (davanti alla Plaza), che oltre a non chiudere mai e a proporre un museo fotografico taurino (ovvia un’alluvione di immagini degli Ordoñez, padri padroni della Ronda taurina, immortalati da Hemingway), serve il rinfrescante gazpacho andaluz, il chivo asado – capretto al forno, il guiso – stufato de toro e la prelibata perdiz – pernice ‘al tajo’ (in umido con aglio e salsa). Non senza dimenticare lo shopping (Ceramica Rondena in Plaza de Espana e da Moralope e comunque in tutte le calles intorno al Puente Nuevo), è suggerita una visita al Museo Taurino de la Real Maestranza (nella stessa Plaza de Toros). Ancorché casareccio, ma durante un viaggio anche le quisquilie aiutano a capire, si può dare un occhio al museo del Bandolero, tanto per imparare come campavano i Passator Cortesi della Serrania di Ronda.