Martedì 22 Ottobre 2024 - Anno XXII

Quando la città diventa fantasma

L’artista lombardo Velasco Vitali espone alla Triennale di Milano le sue grandi tele dedicate a quelle città del mondo rimaste disabitate, in un limbo al limite del fantastico. Uno studio sul tema dell’abbandono di “città morte per l’uomo eppure sopravvissute, come rovine popolate da vita nuova, vegetale e animale”

Una Foresta Rossa inglobata dalla Natura

Deception, 2012
Deception, 2012

Il progetto di Foresta Rossa, questo il titolo dell’esposizione milanese, nasce nel 2012 con le installazioni sull’Isola Madre (Stresa) e all’Hotel Majestic (Verbania), è stato prolungato per un’altra stagione espositiva (23 marzo – 20 ottobre 2013) in risposta al gradimento e al successo registrato nel corso del 2012 e per esplicito volere della committenza.

Il titolo della mostra, e del ciclo complessivo, deriva dal colore che assunsero le foreste intorno a Cernobyl poco prima di morire a causa della fuga radioattiva del 1986. Quelle pinete scomparvero, ma alla lunga l’allontanamento coatto dell’uomo ha restituito alla natura anche gli spazi delle città e degli impianti che l’avevano condannata a morire.

Kangbashi, 2013
Kangbashi, 2013

Kangbashi, Balaklava, Toiano, Silverdale, Old Goa, Calbi. Nomi caduti nel vuoto, a volte mai uditi. L’elenco delle città costruite e poi abbandonate dall’uomo è lunghissimo e senza limiti geografici. A ben 416 agglomerati urbani che hanno vissuto questo destino Velasco Vitali, artista lombardo originario di Bellano, nella provincia di Lecco, ha dedicato la sua ultima ricerca. Dopo anni incentrati sulla sperimentazione di nuove tecniche e materiali tra scultura e installazione, Vitali torna alla pittura con una grande mostra alla Triennale di Milano visitabile fino al 1 settembre: una trentina di tele di grosso formato e un centinaio tra disegni e schizzi realizzati sul tema della città, che oggi si carica di significati attraverso la riflessione sulle città abbandonate. Città fagocitate dalla modernità rimaste disabitate e inattive, sospese in un limbo di urbanistiche casuali e architetture al limite del fantastico, del reale, dell’onirico. Le 416 città registrate finora hanno fornito un materiale fortemente evocativo, fatto di immagini che sono diventate suggestioni alla base di queste tele, in cui ritroviamo la cruda pittura di Velasco che si confronta con nuove visioni di paesaggi tra onirico e reale. L’invenzione di una figuratività nuova e contemporanea che racconta realtà al limite dell’immaginario e del fantastico.

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Città sopravvissute

Ross island, 2013
Ross island, 2013

“Lavoro da sempre intorno al tema della città,” afferma Velasco Vitali. “Dapprima le ho viste e raccontate in modo quasi fotografico, dall’alto e da lontano, poi piano piano mi ci sono addentrato, anzi mi hanno circondato sempre più profondamente e ho avvertito la necessità di raccontarle per quello che sono, degli organismi viventi che in quanto tali, attraversano momenti di diversa intensità. Oggi – continua l’artista – le mie città le descrivo come se una perdita di energia sfuocasse la loro immagine, impedendone una visione precisa, a favore di un’omogeneità che ne appiattisce l’identità originaria. Poi l’abbandono, che ho voluto sperimentare censendo e visitando le città scomparse negli ultimi due secoli, città nuove e diventate subito vecchie, o città antiche la cui esistenza è stata improvvisamente interrotta: da disastri naturali ma anche da ragioni umane, come la perdita di funzione economica, dovuta a flussi e interessi diversi. Città morte per l’uomo eppure sopravvissute, come rovine popolate da vita nuova, vegetale e animale“.

(18/07/2013)

 

Info: www.triennale.it

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