La natura nella sua incontaminata bellezza
Alle Dahlak a volte si torna indietro nel tempo. Una scheggia di ossidiana emerge dall’erosione di una duna fossile.
Un frammento di anfora romana si lascia cullare dalla risacca. Millenarie lapidi di basalto invocano in caratteri cufici la misericordia di Allah. Variopinti braccialetti colorano colline sui luoghi degli antichi empori del Mar Rosso.
Un cannone giace sconfitto a difesa di un mare finalmente in pace. Alle Dahlak per qualche istante il tempo torna al presente. Bottiglie di plastica e lampade al neon tentano di risalire le spiagge. Un motopeschereccio profana un vergine fondale. Una piattaforma petrolifera perfora senza successo il ventre del mare alla ricerca del suo sangue nero.
Eppure alle Dahlak ad averla vinta è ancora la natura, con la sua incontaminata bellezza; uno spettacolo che si offre in tutta la sua purezza agli occhi del visitatore suscitando emozione e meraviglia. L’incanto per questi luoghi, l’interesse per una storia ancora non del tutto raccontata, il desiderio di contribuire a preservare quanto più possibile l’ambiente delle Dahlak, sono tra i motivi che ci hanno spinto a raccontare con testi e immagini il fascino di un arcipelago ancora tutto da scoprire.
Isole giovani
Per vedere le Dahlak bisogna arrivarci vicino. Sono isole basse, bassissime sul livello del mare. Isratu, la più alta, si erge di soli 36 metri sulle calde acque del Mar Rosso, ma le altre sono molto meno elevate, lingue di sabbia e rocce che furono coralli. Sono isole giovani, ancora in emersione dal mare che le ha create. Sono isole in rapido cambiamento, con scogliere che il mare pian piano erode alla base fino a che cadono, con banchi di sabbia che si protendono verso Nord o verso Sud a seconda del vento prevalente. Sono isole giovani, ma per capirne l’origine bisogna andare molto indietro nel tempo e seguire la formazione del Mar Rosso.
Alle Dahlak a volte il tempo sembra essersi fermato. Isole quasi dimenticate e come in attesa che qualcuno le esplori. Stormi di uccelli marini che non associano l’uomo al fucile. Un suolo che non ha mai conosciuto la violenza dell’aratro. Una barriera corallina che, ancora inviolata, ribolle di un arcobaleno di pesci. Le luci della costa, della città, solo un vago chiarore all’orizzonte. E di notte, un emisfero di stelle a portata di mano.