Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Rajasthan e Uttar Pradesh, l’ultima India

Intesa come ultima parte del viaggio. Dove si incontrano ratti in libertà, improbabili pizzaioli, di nuovo i modesti ma tutto sommato gradevoli Haveli (alberghi), per finire con un celebre osservatorio astronomico e l’incanto universale del commovente Taj Mahal di Agra

Jaipur, hotel vintage e un po’ fané

Uttar Pradesh L'Alsisar Haveli di Jaipur
L’Alsisar Haveli di Jaipur

Arrivo a Jaipur, mèta e motivazione (con il Taj Mahal di Agra) di questa mia nuova gita in India (la quinta o la sesta? ma mica devo battere dei record) e all’Alsisar Haveli mi corico con gli stessi entusiasmi goduti fin dal check in all’Alsisar Mahal di Shekhawati. D’altro canto si tratta della stessa proprietà eppoi la parola Haveli, soprattutto per chi non si entusiasma nei moderni hotels, ancorché deluxe, e cosiddetti minimalisti, potrebbe costituire valida garanzia, sempre che si abbia un debole per posti vintage anzi talvolta un filino fanè. Un posto dove dormire, questo Alsisar di Jaipur, che (recita una corposa non meno che ben fatta brochure) “brings to life the grandeur of the days of the Raj” (e quei balossi dei maharajah, eppoi quei potenti british occupanti, coi quali, in definitiva, i maharajah finirono pappa e ciccia, “alla grandeur” sapevano vivere davvero).

Splendido l’Osservatorio Jantar Mantar

Uttar Pradesh L'osservatorio di Jantar Mantar
L’osservatorio di Jantar Mantar

Per quanto riguarda Jaipur, comme d’habitude rinvio il lettore alle solite, sempre identiche guide turistiche (un monumento è quel che è, eppoi chi leggerebbe mai commenti e tanto meno critiche sul Colosseo o le Piramidi?). Mi limito solo a segnalare che l’Amber Fort è assai ben tenuto, a tal punto che un viaggio d’istruzione di chi dirige Pompei potrebbe solo giovare all’incoming turistico del Belpaese. Quanto all’osservatorio Jantar Mantar (1728) un Bravo! vada a Jai Singh, ‘sovrano astronomo’ inventore di strumenti tuttora affidabili. Lascio Jaipur (quinto giorno del tour, ottavo della trasferta in India) destinazione Agra, previe soste a Bharatpur e (entrati nell’Uttar Pradesh) Fatehpur Sikri.

Case rosse a Fathepur Suikri e l’incanto del Taj Mahal

Uttar Pradesh Cartolina del Taj Mahal
Cartolina del Taj Mahal

Sul primo stop (come dicono al londinese Foreign Office) No Comment, anzi incazzatura (per perdita di tempo). Dovevasi visitare un Bird Sanctuary, leggasi vedere volatili, invece nulla (salvo qualche passerino e aironi, in novarese sgòlgie, comunissimi nelle nostrane risaie) talché mi domando perché mai i tour operator (con tutta quella roba che c’è da vedere nel mondo) insistano nel voler far vedere ai turisti bestie varié che, nel 97% dei casi, si rivelano invece invisibili perché rare o nascoste o ‘fuori stagione’ (e quando si vedono manca poco che si mettano in posa, come allo zoo). Nel 1569 il grande imperatore Moghul, Akbar, costruì Fathepur Sikri, assai bella anche perché assai preservata, e c’è un motivo: dopo pochi anni venne a mancare l’acqua, col risultato che nessuno vi andò più a far danno. Ma che belli quegli edifici rosso mattone. E ad Agra (il trasferimento finale a Delhi, come dicono i gazzettieri di ciclismo, sarà una formalità) chiudo il mio tour nel Rajasthan e nell’Uttar Pradesh. E non descrivo il Taj Mahal per le già esposte ragioni, bensì, più semplicemente, perché il Taj Mahal una persona dabbene e medio acculturata se lo deve andare a vedere de visu, anzi, on the spot. È davvero meraviglioso (roba da farmi diventare romantico, ahi ahi ahi!).
(03/10/2013)

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