Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Incoming, una faccenda complicata

Seguono le ‘riflessioni’ stimolate dalla Giornata Mondiale del Turismo. Dopo le considerazioni espresse sull’Outgoing (turismo in uscita) ecco quelle relative all’altro aspetto ‘primario’ del turismo: l’Incoming, vale a dire aspettative e problemi collegati a coloro che scelgono il nostro paese per trascorrervi le vacanze

La ‘politica’ snobba il turismo

La Camera dei deputati
La Camera dei deputati

Quanto sopra lamentato si riferisce soprattutto all’Outgoing, ma è l’Incoming (fosse solo per la Bilancia Commerciale, vedi storia dei soldi che vengono invece di andarsene) che più importa e in tal caso le critiche maggiori, più gravi e pesanti vanno rivolte al “pubblico” , alle istituzioni che dovrebbero gestirlo. Quindi la politica. La politica, che peraltro come la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, economisti, imprenditori, ha sempre creduto che i soldi venissero fuori solo dai traffici ma soprattutto dagli altiforni, dalla fabbrichetta. Poi, invece, ma solo recentemente, ecco chi definisce il Turismo “Industria senza Ciminiere” e chi, fatti due conti, scopre che il Turismo produce il più grande fatturato nel mondo (e pure, signori ecologisti, senza inquinare). Ma il Turismo (però) politicamente conta pochino, non solo per i suddetti motivi (pensa ‘solo’ al tempo libero, al divertimento, alla cultura che è cosa astratta) ma anche per altre motivazioni variè (ad esempio non coinvolge grandi masse quindi pochi voti e quei pochi sono dispersi nel territorio). 

Bella e inefficiente (l’Italia)

Sibari, in Calabria, il parco archeologico dell'antica città della Magna Grecia, sepolta dal fango nell'alluvione
Sibari, in Calabria, il parco archeologico dell’antica città della Magna Grecia, sepolta dal fango nell’alluvione

E fu così che oggidì, retrocessa l’Italia al 4° posto della classifica dell’Incoming, si scopre che i siti archeologici sono tenuti da far pena, i musei sono gestiti male, i treni (salvo quelli deluxe del Luca e delle ex FFSS) fan schifo, quanto a Wifi ce n’è di più nel Botswana, nei ristoranti ti fan la cresta sul conto (e l’Italia è l’unica in Europa a fregarti col ‘coperto’) e – quanto a pierre & immagine – ci si è messo pure Schettino (ma questa, avrebbe detto Kipling, è un’altra storia).

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Qui giunti, non è il caso di stupirsi se Beppe Severgnini scrive sul Corriere della Sera (domenica 11 agosto, pag. 19), titolo: “Cartoline dall’Italia così bella e inefficiente, che spreca un tesoro”, sottotitolo “Perché non c’è un vero ministero del Turismo?”.

(17/10/2013)

Mete incoming. Sempre quelle?

Firenze, il Duomo
Firenze, il Duomo

Una prova? Il Turismo è stato sempre tanto svilito e sottostimato al punto che per decenni il relativo ministero – dopo l’abbuffata di assegnazioni dei dicasteri più importanti ai boss più potenti – veniva regolarmente affibbiato al peòn più pirla della più sfigata delle correnti della Diccì. E parimenti l’Enit finiva come contentino a gente da accontentare, rampolli eccellenti, amici degli amici (gente che, in generale, dei viaggi&turismo conosceva solo il top, caviale e hotel 5 stelle, mica sapeva come si viaggia con un budget in low cost, che costituisce poi il Turismo più numeroso, ma se è per questo nella testa dei sedicenti esperti nostrani il Turismo nazionale si circoscrive a Roma, Venezia e Firenze, posti che, lo san tutti, ‘si vendono da soli’). 

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