Non senza chiedere scusa per l’insistenza mi affretto a informare la cortese aficiòn lettrice che questa è l’ultima delle tre puntate dedicate al Turismo. Oltretutto esamino (e condanno) un Turismo serioso (per questo scusomi) per via degli scabrosi argomenti trattati (d’altro canto un magazine turistico mica può sempre, solo e soltanto, descrivere belle gite, dire dove mangiare e dove dormire, cosa comprare, e vai con gli altri consumismi, sai che noia, eppoi, che poco edificante fuga dalla realtà, dalle vicende quotidiane).
Un Turismo più serioso non meno che pericoloso in quanto potenziale generatore di polemiche (rischiandosi di sconfinare nelle vicende economiche e politiche del Belpaese, ma a tale riguardo, si sa, tutto è Polis, forse alcuni non se ne accorgono ma si fa politica, o la si subisce, anche andando al ristorante o parlando bene di un posto invece che di una altro).
E sempre a proposito del Turismo che passo a commentare (con una conoscenza che mi vede dentro da quasi sessant’anni), quanto sto vanagloriosamente affermando – con riferimenti a vicende, esperienze e stati d’animo da me professionalmente vissuti – mi spingerebbe a chiedere a questo spettabile magazine di essere ospitato per fatto personale.
La CIT, Compagnia Italiana Turismo
La Repubblica, 3 ottobre: “Crac Cit, 18 anni per Gandolfi, in tutto 9 condannati”.
Già la CIT, e a chi è (molto) in là con gli anni verrebbe automaticamente da pensare “Viva il Duce!”. Perché la Compagnia Italiana Turismo fu voluta a fine anni ’20 dal cavaliere (un altro…) Benito Mussolini, come tanti altri carrozzoni di Stato che, alla faccia del dichiararsi tutti antifascisti, sono rimasti vivi e vegeti dal ’45 ai nostri giorni.
E la ricordo bene, la CIT, quando, oltre a eccellere già come scrivano, mi davo da fare pure come tour operator, segnatamente di viaggi sportivi. E regolarmente mi ritrovavo la CIT per le balle, nel senso che (Stato, paraStato, Coni) la CIT giocava in casa quanto a virtuale monopolio dei Viaggi & Sport (nel senso che godeva un occhio di riguardo, leggasi precedenza nel cuccare i biglietti, chiave di volta di un viaggio sportivo).
Turismo tra scandali e sprechi
È però vero che le vicende che narro costituiscono argomento di interesse generale (e rieccoci alla Polis) col risultato che i miei lamentanti commenti, oltre che personali, saranno condivisi e lodati da chi legge (a me riservandosi solo l’umile piacere di avere, immodestamente da sempre, visto giusto e deprecato).
Tutto ciò premesso, si parli di Turismo. Laddove mi riferisco a CIT e Alitalia, fosse solo perché balzate agli onori della cronaca, la prima in questi giorni, la seconda, in realtà, chiacchierata fin dai primi vagiti, 67 anni fa, o subito poco dopo.