Alitalia: una lacrima sul viso
E quanto a (mamma) Alitalia, che dire? Parafrasando il Bobby Solo sarebbe il caso di farci scendere una Lacrima sul Viso pensando a quanto la (ex) compagnia di Bandiera si è ciucciata nei 67 ultimi anni di storia patria. Pure essa paraStato (stavolta trasportatore invece che pasticcere) vai coi ripianamenti, ripianamenti, ripianamenti, roba da tirar su un grattacielo. Soldi trasà via, rotte tremendamente deficitarie (ricordo la Milano/Boston, un Jumbo perennemente con pochi intimi e bordo) e nessuno faceva un plissé, Milano (lamentavano tour operators e agenzie viaggi che a quei tempi non potevano nemmeno dirsi leghisti) ridotta a colonia/schiava di Roma nel senso che tutto il traffico doveva passare per Fiumicino, solo che, un bel giorno, vanno a inventare due Hubs (Malpensa, ecco altri danèe trasà via) ma ecco il quasi fallimento e allora il Berlusca, invece di lasciare la sigla AZ al suo destino (presente Swissair? sparita in una notte) va a inventare patrioti che la salvano (e quella volta, almeno sembrava, coi soldi loro).
Non sto lì a narrare la lotta che dovevo sostenere con la CIT per estirparle i cosiddetti “preziosi tagliandi” (e se alla fine vincevo quasi sempre io non è tanto per superiorità di materia grigia quanto per la famosa storiella della maggior velocità della lepre, che corre per sé stessa, appetto al cane, che invece corre per il padrone). Solo che un bel giorno, nonostante giocasse in casa e oltretutto non avesse bisogno (garantendo per lei lo Stato sovrano) di andare settimanalmente a lisciare il direttore di banca affinché non ti togliesse il fido, la CIT fallì. E siccome (un classico nelle vicende del paraStato) si parlò di un salvataggio del sullodato carrozzone al costo di circa 1400 lire (un espresso al bar) a cranio di ogni cittadino italiano, eccomi a scrivere per la allora amata dis-Guida Viaggi del mè compianto amìs Bertagni (senior) un articolo titolato “Offrire un caffè alla Cit? Mai!”.
Passati un po’ d’anni quanto restava della zompata Cit finì al Gianvittorio Gandolfi (vedi La Repubblica) un signore che ammirai in una conferenza stampa in una Fiera del Turismo svizzera italiana, ma del carrozzone Cit più nulla seppi, né del Gandolfi, fino alla citata, corposa condanna del tribunale di Milano. Una prece.