Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

L’incanto dell’affresco restituito in una mostra

Capolavori strappati, restaurati e raccolti. Sono 110 le opere tra le più importanti della storia dell’arte italiana da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo che si possono ammirare al MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna fino al 15 giugno. La mostra racconta l’arte che parla dai muri affrescati

Francesco Raibolini detto il Francia, Due teste maschili, 1500 c, frammento di affresco staccato e inglobato nel gesso. Bologna, Pinacoteca Nazionale
Francesco Raibolini detto il Francia, Due teste maschili, 1500 c, frammento di affresco staccato e inglobato nel gesso. Bologna, Pinacoteca Nazionale

Per quattro mesi, dal 16 febbraio al 15 giugno, le sale del MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna ospitano gli affreschi più importanti della storia dell’arte italiana. La mostra: L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto da Correggio a Tiepolo è un racconto che confronta e rimanda alla storia del gusto, del restauro, del collezionismo e della conservazione.

110 capolavori dall’epoca pompeiana al Settecento per dare conto della pratica dell’affresco e della pittura muraria. Particolarità di questa singolare esposizione non sono i grandi maestri che hanno realizzato i dipinti: Giotto, Bramante, Andrea del Castagno, Pinturicchio, Raffaello, Correggio, Veronese, Domenichino, Guercino, Gianbattista Tiepolo e molti altri autori di queste straordinarie opere, ma la storia poco nota, seppur avvincente, che attraverso di esse viene raccontata sulla prassi, praticata per secoli, di staccare le pitture dai muri – come hanno sottolineato i curatori Claudio Spadoni e Luca Ciancabilla – , sull’affinarsi delle tecniche per eseguirla, alla necessità di conservazione e fruibilità di questo immenso patrimonio, altrimenti disperso. 

Sei sezioni di capolavori

Ercole de Roberti, Maddalena piangente. Bologna, Pinacoteca Nazionale
Ercole de Roberti, Maddalena piangente. Bologna, Pinacoteca Nazionale

A Ravenna sono esposti dei muri che parlano attraverso gli affreschi. La mostra è ordinata in sei sezioni secondo un indirizzo storico-cronologico: dai primi masselli cinque-seicenteschi, ai trasporti settecenteschi, compresi quelli provenienti da Pompei ed Ercolano, agli strappi ottocenteschi, fino alle sinopie staccate negli anni Settanta del Novecento.
Risalgono ai tempi di Vitruvio e di Plinio le prime operazioni di distacco, secondo una tecnica che prevedeva la rimozione delle opere insieme a tutto l’intonaco e il muro che le ospitava. Con questa tecnica in un arco temporale compreso fra il XVI e il XVIII secolo, vennero traslate la Maddalena piangente di Ercole de Roberti della Pinacoteca Nazionale di Bologna (immagine sopra), Il gruppo di angioletti di Melozzo da Forli dei Musei Vaticani, La Madonna delle Mani del Pinturicchio: tutte opere presenti in mostra.
Da quel momento in poi e fino a tutto il XIX secolo un numero cospicuo di capolavori della pittura italiana furono strappati, staccati dalle volte delle chiese, delle cappelle, dalle pareti dei palazzi pubblici e privati che le accoglievano da secoli, per essere trasportati in luoghi più sicuri, nelle quadrerie e nelle gallerie nobiliari e principesche d’Italia e di mezza Europa. Spesso infatti, dietro a conclamate esigenze conservative, si celavano implicite motivazioni collezionistiche.

LEGGI ANCHE  Venezia. Il gioiello dietro al dipinto

Salvaguardia e fruibilità delle opere

Bernardino Luini, Figura muliebre, 1521-1523, affresco strappato e riportato su tavola. Pavia, Pinacoteca Malaspina
Bernardino Luini, Figura muliebre, 1521-1523, affresco strappato e riportato su tavola. Pavia, Pinacoteca Malaspina

La prassi estrattista conoscerà la sua più fortunata stagione nel secolo scorso. Dal secondo dopoguerra furono strappati e staccati moltissimi affreschi. I danni provocati ai monumenti pittorici italiani dai bombardamenti bellici e la convinzione che l’unica strada per evitare che in futuro potessero reiterarsi danni irreparabili come quelli al Mantegna a Padova, Tiepolo a Vicenza, Buffalmacco e Benozzo Gozzoli a Pisa, fecero si che a partire dagli anni Cinquanta fosse avviata la più imponente campagna di strappi e stacchi che l’Italia abbia mai conosciuto. L’alluvione di Firenze fece il resto, mostrando al mondo intero la precarietà che condizionava la sopravvivenza dei più straordinari affreschi italiani. Così furono separati per sempre dal muro che li aveva custoditi da secoli Giotto, Buffalmacco, Altichiero, Vitale da Bologna, Pisanello, Signorelli, Pontormo, Tiepolo trovando dimora in alcuni fra i più importanti musei della nazione, e ora, per questa mostra, nelle sale del MAR di Ravenna.
La mostra è uno spettacolo culturale che racconta una storia straordinaria. Informazione di dettaglio si ritrovano su ogni singola opera e il visitatore, durante il percorso, può farsi accompagnare da un audioguida con musiche originali tratte dal repertorio classico, per contestualizzare l’opera descritta oltre a citazioni letterarie o ricordo storiografico.

Della mostra è stato realizzato, da Silvana editore, un catalogo sviluppato in due tomi (volume I 29 euro, volume II 21 euro), che raccoglie i saggi di diversi specialisti, le schede scientifiche di tutte le opere esposte e apparati biobibliografiche.

 

Orari di visita

– fino al 31 marzo: martedì-venerdì 9-18, sabato e domenica 9-19, chiuso lunedì

– dal 1 aprile: martedì-giovedì 9-18; venerdì 9-21; sabato e domenica 9-19, chiuso lunedì

LEGGI ANCHE  Roma rifà il look alle sue Fontane

Prenotazioni visite guidate: tel. 0544 482487

Info: www.mar.ra.it

(17/02/2014)

Condividi sui social: