Lunedì 2 Dicembre 2024 - Anno XXII

San Pietro in Lucone, gioiello del Garda

Chiesa di S. Pietro in Lucone

Una piccola chiesa e all’interno dodici Apostoli attorno al Redentore. Il tredicesimo spazio: un errore di valutazione o il ‘bando’ alla presenza di Giuda? Segreti e meraviglie indagati con l’aiuto di un vero esperto

Gli affreschi nel catino absidale
Gli affreschi nel catino absidale

La chiesa di San Pietro in Lucone è il piccolo gioiello romanico di Polpenazze del Garda. Sali su una piccola collina e la trovi, umile e bellissima, protetta da due alberi e un prato come sagrato. La facciata è a capanna, come si addice a una chiesa di campagna. Dentro, inaspettati, si trovano affreschi del Trecento, più unici che rari nel territorio gardesano. Nel catino dell’abside c’è un Gesù benedicente nella classica mandorla, mentre di fianco a lui c’è qualcosa di meno classico: due file di apostoli, metà a destra, metà a sinistra. Peccato che lo spazio sia stato suddiviso dall’autore, o per meglio dire dagli autori, in tredici parti e non in dodici, solo che la parte in cui doveva figurare il tredicesimo apostolo è un rettangolo senza alcuna raffigurazione. Perché crearsi un problema di esecuzione quando era così facile dividere il muro in sei parti e ripetere lo schema della parete di fronte? Mistero, il fatto è che il pittore voleva significare che lui di apostoli ne voleva rappresentare tredici, anche se poi per motivi di ortodossia ha dovuto metterne dodici. Pur non andando a caccia di grandi misteri, a volte i piccoli misteri si trovano.

Scoprire la bellezza con gli occhi di un altro

La chiesa di San Pietro immersa tra gli alberi
La chiesa di San Pietro immersa tra gli alberi

Sulle colonne, come per caso, si scoprono altri affreschi trecenteschi, tra cui un San Rocco davvero magnifico. Su una parete è appesa la Concezione della Beata Vergine di Pietro Ricchi detto il Lucchese, uno degli artisti più amati alla corte di Francia, che lavorò in questa zona all’inizio del Seicento. San Pietro in Lucone l’ho scoperta grazie a Gabriele Bocchio, caro amico e vero esperto del patrimonio artistico della sua terra, e non solo. Dalla sua descrizione (qui per questioni di spazio ho riportato soltanto una minima parte di quello che ho imparato da lui) ho compreso quante ore deve aver passato a guardare gli affreschi, per carpirne i segreti. Con umiltà e desiderio di capire, che con il tempo sono diventati capacità di trasmettere. Non è affatto comune una così profonda devozione per ciò che si ha intorno. La chiesa in sé è deliziosa, ma conoscerla attraverso gli occhi e le parole di chi ha una vera passione l’ha resa unica e irripetibile. È così che andrebbero sempre viste le cose.

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